Il traguardo dei cento giorni è stato tagliato, soglia fatidica oltre la quale di solito finisce la luna di miele con gli elettori e cominciano le grane vere. Non è così per il governo Conte, che continua a riscuotere consenso a dispetto degli scarsi risultati fin qui prodotti.

 

Magro bottino

Questi primi tre mesi, infatti, verranno ricordati soprattutto per il decreto Dignità voluto dal ministro del Lavoro Luigi Di Maio, che ha scardinato il Jobs act introducendo nuovi limiti alle assunzioni a tempo determinato, per il blocco della nave Diciotti, che è costato un’indagine per sequestro di persona aggravato al ministro dell’Interno Matteo Salvini, e per l’ondivago orientamento sull’obbligatorietà dei vaccini, che ha portato quasi ad una crisi d’identità il ministro della salute, Giulia Grillo, grillina di nome e di fatto.

 

Flat tax, chi l'ha vista?

Per il resto la maggioranza cammina sul filo della legge di bilancio in preparazione, come un equilibrista che usa un lungo bilanciere ai cui estremi ci sono flat tax da una parte e reddito di cittadinanza dall’altro. Le aspettative sono state già più volte raffreddate dalla prudenza del ministro dell’Economia Giovanni Tria, che ha costretto Lega e Cinquestelle a mettere le mani avanti dicendo che probabilmente occorrerà tutta la Legislatura per realizzare le promesse più importanti, per ora si procede per step. E il primo passo è una semplificazione dell’imposizione Irpef in tre scaglioni di reddito entro il 2020, come confermato dal sottosegretario all’Economia Massimo Bitonci, che fa parte del gruppo ristretto della Lega incaricato di mettere a punto il pacchetto economico per la manovra. Niente a che vedere per ora, dunque, con un'aliquota unica del 15% per tutti, così come era stato promesso

 

"All in" per il reddito di cittadinanza

Più difficile, invece, eludere l'impegno sul reddito di cittadinanza, alla quale i cinquestelle si sono legati mani e piedi durante la campagna elettorale. Ecco perché sembrano intenzionati a fare “all in”, cioè spingere al centro del tappeto verde tutta la dote di cui dispongono al tavolo della legge di bilancio, 8 miliardi di euro, per arrivare a un sussidio erogabile già nei primi mesi del 2019.

 

Due visioni, una maggioranza

Tornando alle cose “fatte”, è sintomatico che le più visibili di questi primi tre mesi di governo giallo-verde, siano tutte poste agli antipodi politici dei rispettivi maggiori azionisti dell’esecutivo. Il decreto dignità voluto dai Cinquestelle è inviso agli elettori della Lega. L’intransigenza anti immigrazione, coltivata dalla Lega, è mal digerita dall’elettorato grillino, che tende inevitabilmente a sinistra anche se probabilmente se ne vergogna. L’obbligatorietà “flessibile” dei vaccini, tollerata dai pentastellati per accarezzare l’elettorato No vax, è osteggiata in maniera trasversale un po’ da tutti.
Insomma, non c’è un tema che veda piena condivisione d’intenti e se non fosse per il famoso contratto di governo, che si basa sul computo più elementare - “una cosa a me e una cosa a te” -, le contraddizioni sarebbero insostenibili.

 

Luna di mile lunga, sondaggi trionfali

Quanto potrà durare è difficile dirlo (almeno fino alle Europee, probabilmente), ma senza dubbio per ora funziona. E in termini di consenso funziona alla grande, se si considera che l’ultimo sondaggio Demos commissionato da Repubblica attribuisce alle forze di governo il 60 %, con la Lega che attualmente tocca quota 30 % nelle intenzioni di voto, rosicchiando circa 4 punti percentuali ai Cinquestelle dall’inizio della Legislatura. Per tutti gli altri solo le briciole e l’obblio. Dal Pd (17%) a Forza Italia (8,7 %), da a Liberi e Uguali (3%) a Fratelli d’Italia (2,7%), è una lenta discesa negli inferi del virgolaqualcosa.

 

Tutto il mondo è paese

Ma sarebbe un errore pensare che questo indiscutibile successo politico sia un fatto tutto italiano. Il mondo è cambiato e sta continuando a cambiare. Cina e India si stanno riprendendo il primato economico mondiale che avevano perso all’inizio dell’800 e l’Occidente, impoverito dalla devastante crisi economica del 2008, si sente accerchiato e tradito dalle leggi del libero mercato, che per la dottrina capitalista sarebbero dovute essere infallibili. I vari Trump negli Usa, prima Grillo e poi Salvini in Italia, Orban in Ungheria, Le Pen in Francia e così declinando per mezzo pianeta, non sono geni della politica che hanno davvero capito dove va il mondo, hanno solo deciso di seguirlo, ascoltando senza farsi troppe domande le paure degli elettori e offrendo una risposta cucita su misura.

 

Ma il sogno non c'è

L’imposizione di dazi, la chiusura delle frontiere, la costruzione di muri sono tutte pseudo soluzioni che non risolvono i problemi di fondo e richiamano il fragore di una porta che si chiude dietro le spalle, senza offrire una visione. La politica, quella migliore, ha sempre immaginato il futuro, mentre oggi ci limitiamo a sognare la flat tax o il reddito di cittadinanza, e fino a quando le ambizioni del Paese saranno compresse negli sparuti articoli di un contratto di governo, volare alto sarà impossibile.


Enrico De Girolamo