Il talk elettorale era quello dello speciale elezioni di Pubblica Piazza durante il confronto tra i candidati del collegio uninominale Camera di Vibo. La discussione si scalda tra l’on. Dalila Nesci del M5S e l’on. Bruno Censore del PD, allorquando si parla dello scioglimento per infiltrazione mafiosa del comune di Tropea, comune di nascita della parlamentare pentastellata. “Penso che la decisione di sciogliere il comune di Tropea per infiltrazione mafiosa sia stata una scelta sbagliata e improvvida –esordisce Censore- io conosco gli amministratori sono tutte persone perbene e penso che quella scelta sia stata un vulnus a quella città.

 

A quel punto sbotta la Nesci, “se mandiamo all’aria la legge che prevede i commissariamenti che è una legge di prevenzione”,  -ha a malapena il tempo di accennare la parlamentare tropeana che già il parlamentare del PD è nuovamente all’attacco sull’argomento  e non demorde affatto, anzi, rilancia, sferrando un duro attacco anche all’uso indiscriminato delle interdittive antimafia nella provincia di Vibo: “quella legge non la condivido –ribadisce Censore riferendosi alla legge sugli scioglimenti antimafia- e penso che molti scioglimenti sono scioglimenti improvvidi e sbagliati, -ha proseguito- così come sono sbagliate tante interdittive che vengono fatte su questa provincia in maniera generalizzata – ha continuato Censore- difendo molte imprese  che poi hanno avuto ragione davanti ai tribunali amministrativi”.

 

La discussione sul punto termina qua, ma certamente è destinata a lasciare uno strascico. Non si può omettere di sottolineare, infatti, che il parlamentare del PD, a differenza di molti altri suoi colleghi,  abbia avuto il coraggio di mettere la faccia e di prendere posizione non solo in relazione alla qualità della legge sullo scioglimento dei Comuni per infiltrazione mafiosa ma, sull’uso e nel merito, delle interdittive emanate dagli organi istituzionali della provincia vibonese.