C’è vita oltre la politica. Lo dimostra la foto dell’ex deputato Pd Bruno Censore seduto alla cattedra dell’Istituto tecnico commerciale di Serra San Bruno, dove ha ripreso il suo vecchio lavoro di docente dopo aver mancato la rielezione al Parlamento. Lo scatto, rubato in classe da uno dei suoi studenti, è potente e suscita stupore, perché raramente si vede un politico di professione tornare a fare quello che faceva prima di essere eletto o nominato.

 

Ma non si facciano troppe illusioni coloro che Censore lo vorrebbero vedere sempre così, lontano dai Palazzi del potere. L’ex deputato serrese non ha nessuna intenzione di appendere al chiodo le sue ambizioni politiche. E lo dimostra l’accanimento con cui, all’indomani delle elezioni del 4 marzo, ha cominciato a fare i conti nel suo partito contro chi ha o avrebbe remato contro, sollecitando provvedimenti disciplinari e prese di posizione da parte di chi fa parte della sua corrente.

 

Il primo obiettivo del repulisti non poteva che essere Francesco De Nisi, ex presidente della Provincia di Vibo Valentia, nemico storico di Censore, sebbene la guerra se la siano fatta nello stesso partito di appartenenza, il Pd. Scontro che si è acuito durante la recente campagna elettorale, con De Nisi sospettato di aver fatto accordi sottobanco con Giuseppe Mangialavori (Forza Italia), pur di non veder tornare a Montecitorio l’odiato compagno di partito. Da qui la sua espulsione dal Partito democratico, che è rimbalzata però contro l’indifferenza dello stesso De Nisi, che si considera già fuori dal Pd almeno dal 2016, anno nel quale non ha rinnovato più la tessera.

 

Entrambi ora guardano alla Regione e tenteranno di tornare in corsa occupando “almeno” uno scranno a Palazzo Campanella. Ma ai due lati opposti dell’emiciclo: l’ex deputato serrese a sinistra, restando nel Pd, e De Nisi a destra, con tutta probabilità nello stesso partito di Mangialavori.
Intanto, in attesa di nuovi sviluppi, Censore è tornato a fare il prof e invece delle interrogazioni parlamentari, deve accontentarsi di quelle alla lavagna.


Enrico De Girolamo