Catanzaro - Il pastrocchio che ha portato a far slittare il primo consiglio regionale non chiama in causa soltanto gli attori principali, ma conduce gli addetti ai lavori e non solo ai registi dell'operazione. La storiella di Babbo Natale, per stare alle dichiarazioni dell'ex assessore regionale di Forza Italia Mimmo Tallini, non convince nessuno. Né, per stare alle affermazioni di Giuseppe Mangialavori, neoeletto tra le file della Casa delle libertà, la democrazia può bloccarsi davanti a un certificato medico.

La vicenda è nota ormai da tre giorni e più. Il consigliere azzurro Ennio Morrone ha spedito al capo dell'assemblea uscente Francesco Talarico una missiva nella quale attestava non soltanto il suo stato precario di salute, ma l'impossibilità a partecipare ai lavori del primo consiglio di altri consiglieri d'opposizione. Richiesta puntualmente accolta dal capo dell'assemblea e in qualche modo ratificata anche dal governatore Mario Oliverio. Consiglio regionale, rinviato dunque dopo le festività. "Dietro il rinvio – ha puntualizzato nelle scorse ore Francesco Talarico  non c'è alcuna dietrologia. Il mio è stato solo garbo istituzionale".  Un buon motivo per aspettare la befana. E già: perché i contorni della vicenda sono decisamente meno chiari di quel che potrebbe apparire. Con ogni probabilità dietro l'allungamento dei tempi c'è il tentativo di prendere tempo per arrivare alla formazione di un ufficio di presidenza che sta creando a destra come a sinistra più di qualche grattacapo.