Meglio feriti che morti. È questo che devono aver pensato negli ultimi giorni Sergio Abramo e Mimmo Tallini “quasi eterni” amici-nemici dei palazzi del potere catanzeresi e non solo. Ecco allora che di recente hanno ripreso a dialogare, riannodando i fili di una love-story basata assai più sul reciproco interesse (politico s'intende, per carità!) rispetto al sentimento.

Un matrimonio comunque duraturo ma caratterizzato sempre da alti e bassi, perché dopo essersi tanto amati o, quantomeno, supportati e sopportati per anni e anni se ne sono dette di...ogni allorché le mire del sindaco-presidente del Comune e della Provincia di Catanzaro, da noi per primi simpaticamente ribattezzato El Sergìun (nome di cui rivendichiamo il copyright) dopo il suo inatteso flirt con la Lega salviniana a partite più o meno dall'estate del 2019, non hanno coinciso con i disegni dell'uomo forte del partito azzurro calabrese in vista delle Regionali di oltre un anno fa.

Quanto stiamo brevemente riepilogando, tuttavia, è ormai quasi una pagina di storia locale, con l'ultimo amaro capitolo per i due dell'iniziale presa di distanze di Abramo da Tallini all'indomani dell'arresto di quest'ultimo risalente a novembre scorso.

Atteggiamento un po' fellone ci sembra di poter affermare, senza tema di smentita, dopo i decenni di strada fatta in comune (in tutti i sensi del termine) che aveva mandato ancora una volta su di giri l'ex alleato di ferro abramiano, il quale sembrava sul punto di affondare il Sergìun. Ma poi niente, avendo alla fine prevalso, anche nell'occasione, l'istinto di conservazione di entrambi curiosamente legati a filo doppio pur senza amarsi alla follia. E allora, come al solito, fra loro si sono viste più scintille che incendi. Robetta, insomma.

E il motivo di tanto alzar polvere, come si dice nel capoluogo, ma nulla più è presto spiegato: Abramo, pur non rinunciando al vecchio sogno di tornare a essere indicato quale governatore in pectore del centrodestra, al momento parrebbe aver detto sì alla vecchia proposta talliniana per 'sistemarlo assai bene' una volta lasciata l'amministrazione comunale e provinciale ossia un assessorato di peso in Cittadella e forse persino la poltrona di vicepresidente. 'Buonuscita forzista' al Sergìun, che farebbe il paio con il placet a Tallini di tornare al centro della scena pienamente legittimato, come ovvio a conclusione della vicenda giudiziaria in cui è ahilui rimasto coinvolto.

Un patto lineare, che in Sicilia commenterebbero gergalmente così: "Quando ci si guadagna in due, ci si guadagna il doppio".
Sarebbe infatti un accordo che sulla carta accontenterebbe chiunque nel centrodestra salvo il delfino abramiano e aspirante sindaco Marco Polimeni il quale si ritroverebbe, a meno di ulteriori colpi di teatro, meno lanciato verso la per lui tanto sospirata successione al Sergìun a Palazzo De Nobili.

Malgrado, considerati i protagonisti in campo, non ci siano avvenimenti da dare per scontati. Mai. Comunque sia, a storcere la bocca sulla Nuova Alleanza (espressione usata non a caso per chi si ricorda il singolare scenario politico cittadino di 15 anni orsono) sarebbero in realtà pure altri fedelissimi dell'attuale sindaco che ai tempi del 'muro contro muro' fra Abramo e Tallini rimproveravano apertamente al primo di non aver impallinato il secondo, lasciando i panni a galleggiare (altra frase 'popolare' che in cima ai Tre Colli va tanto di moda).
Una scelta che, alla fine della fiera, per lo scaltro Abramo si potrebbe rivelare per l'ennesima volta lungimirante e, al solito, redditizia.