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“Ernesto Magorno vuole utilizzare Catanzaro per candidarsi alla Camera. Io non sarò complice di questa ennesima schifezza”. Non ha voluto lasciare spazio all’interpretazione nel motivare la sua scelta di dimettersi da segretario del circolo cittadino del Partito Democratico di Catanzaro, Pasquale Squillace. Le “irrevocabili” dimissioni sono arrivate questa sera dopo una prima riunione, tenuta martedì scorso, durante la quale al suo annuncio avevano fatto seguito le richieste avanzate da una parte degli iscritti di recedere dal suo intento e di rimanere alla guida dell’organo cittadino. Alle dimissioni di Pasquale Squillace si sono accodate questa sera le autosospensioni di numerosi iscritti al circolo “Lauria” e di alcuni componenti del direttivo cittadino in aperta polemica con le scelte politiche che hanno condotto alla cocente sconfitta del centrosinistra alle elezioni amministrative a Catanzaro.
Si è lavorato per indebolire gli organi partitici locali
Ma non è solo la clamorosa débâcle nella città dei tre colli che i dirigenti locali del Partito Democratico imputano al segretario regionale Ernesto Magorno ma il mancato esercizio del ruolo di garanzia all’interno della compagine partitica che il compito ricoperto avrebbe richiesto. Già lo scorso martedì l’ormai ex segretario del circolo cittadino, Pasquale Squillace, aveva infatti accusato il segretario regionale di aver “strumentalmente” lavorato per indebolire la classe dirigente locale. Dapprima commissariando gli organi locali nella fase antecedente alla campagna elettorale con la nomina di Annamaria Cardamone e successivamente con la scelta di un candidato al ruolo di sindaco, Vincenzo Ciconte, mai fino in fondo condiviso che ha prodotto sul piano pratico una lacerazione interna al partito e la designazione di due candidati espressione entrambi della stessa area politica. Dopo l’annuncio e l’attesa di una risposta giunta in parte dalla segretaria regionale con l’indizione dei congressi e della campagna tesseramenti in piena estate al segretario cittadino non è quindi rimasto altro da fare che rassegnare le sue dimissioni.
Qualcosa nel partito non va
“La mia preoccupazione non è vincere il congresso – ha chiarito Squillace – ma amministrare la città e governare la Regione. Non posso continuare a permettere che il partito si incarti in questi giochi. Il problema non sta infatti nella scelta di dimettermi o meno ma di mandare all’esterno un messaggio forte per far comprendere che in questo partito sta accadendo qualcosa che non va. A me non interessa il pennacchio, non interessa continuare a fare il segretario di circolo se non sono capace di determinare un percorso vincente alle elezioni comunali della mia città. Non sono intenzionato a fare il segretario del nulla”. La gestione ordinaria del circolo e della fase congressuale incombente è stata affidata al direttivo cittadino eletto.
La sconfitta alle comunali
Nel corso della riunione sono stati ripercorsi tutti i momenti che, nell’ultimo anno, hanno portato all’apertura della campagna elettorale per le comunali: a partire dal luglio 2016, quando il circolo Lauria suonò la sveglia al partito mettendolo in guardia da assemblaggi elettorali anomali e forieri soltanto di ulteriore scollamento fra elettorato e gruppi dirigenti. Il resoconto del segretario ha poi passato in rassegna altri momenti salienti, come il sabotaggio dell’elezione del segretario cittadino, la successiva nomina dei saggi come supervisori del percorso elettorale, e ancora l’indicazione dell’allora sindaco di Decollatura, Annamaria Cardamone, a commissario del partito. “Indebolire i dirigenti cittadini e la democrazia territoriale – si è detto – è funzionale agli interessi delle élite e di chi piega il proprio impegno politico ai soli interessi personali. Si è manifestata un’evidente volontà a bloccare la formazione di un gruppo dirigente cittadino autonomo e autorevole, con il chiaro intento di preservare la massima libertà nella spartizione di poltrone e blasonate candidature a Camera e Senato”.
E' necessario l'azzeramento della segreteria regionale
Ora è urgente ritrovare e capire se esistono le condizioni per le forze e le energie sane e che vogliono continuare a fare politica ancorandosi a valori di cambiamento e credibilità; di rimanere in questo partito. Questo lo si può fare solo con un’ingente operazione ricostituente, di rinnovamento e ricostruzione dei gruppi dirigenti e di un nuovo progetto politico per il partito a livello regionale e nazionale. “È necessario un azzeramento dell’attuale classe dirigente, a partire dal segretario Magorno fino in giù, perché incapace di rappresentare le istanze della base e su tutto bocciata sonoramente dall’elettorato. Le truppe cammellate, i pacchetti di tessere, le correnti rispondono a logiche che non devono appartenere più a questo partito. Bisogna costruire un nuovo modo per misurare la partecipazione, selezionare la classe dirigente e le idee, favorire il coinvolgimento degli iscritti su ogni questione cruciale che investe l’identità della comunità che decide di stare insieme e soprattutto ricostruire il filo tra gli obiettivi politici di questo partito e i gruppi sociali più esposti e indifesi della società italiana di oggi. Anche la convocazione improvvisa di congressi provinciali e di circolo, costruito sulle stesse consunte regole del passato e con tempi ridicoli per ogni possibile discussione sul merito dei problemi, è un altro terribile segnale di incapacità e mancanza di ascolto. Ci si vuole lavare la coscienza, continuare a ignorare i problemi strutturali e semmai riempire di una vuota retorica democratica, le scelte fatte a tavolino per le candidature da fare tra meno di un anno. Le dinamiche di posizionamento, fra l’altro di basso cabotaggio, non devono trovare più spazio.
Luana Costa