Nicola Fiorita al bivio. A poco più di due anni dal turno di ballottaggio che il 26 giugno 2022 lo fece sedere sulla poltrona di sindaco, il nodo politico primario ritorna alla luce con tutta la sua forza dirompente. A Catanzaro non vinse il centrosinistra, rimasto nettamente minoritario rispetto alle liste di centrodestra, ma si impose Nicola Fiorita come possibile figura di cambiamento.

I catanzaresi auspicavano una decisa inversione di rotta rispetto al passato, soprattutto per un allentamento di visioni strategiche. I circa 26 mesi di governo del capoluogo di regione sono stati caratterizzati da mediazioni deludenti, da frequente approssimazione amministrativa, da una scarsa capacità di rispondere ai più profondi sentimenti dell’elettorato.

Ma la partita e ancora aperta, e Fiorita oggi ha le stesse carte da giocare che molto probabilmente valutò male all’inizio della sua legislatura.
Quali le “armi” in mano al primo cittadino? Ne ha tre, tutte decisive. Alla sua coalizione di centrosinistra Nicola Fiorita può chiarire, senza tema di smentita, che le elezioni le ha vinte lui. Catanzaro è storicamente una città di centrodestra che ha perso solo quando quest’ultimo si è diviso. Nessuno potrà negare all’attuale sindaco che la competizione del 2022 l’ha vinta lui e non la coalizione che lo sosteneva e che ora è chiamata ad avere grande senso di responsabilità. Seconda freccia nella faretra del professore universitario: sembra assolutamente improbabile (impossibile dicono alcuni osservatori) che i consiglieri comunali decidano di andare alle urne dopo solo due anni di mandato. I più cattivi dicono che in gioco ci sarebbero tre anni scarsi di indennità, ma sarebbe disonesto dare questa lettura meschina.

Chi fa politica e ama occuparsi della cosa pubblica ha un attaccamento quasi morboso con il proprio ruolo: ha chiesto consensi ai cittadini, si è esposto, ha in mente un proprio percorso. Di fronte a un possibile fallimento politico che possibilità avrebbero molti consiglieri di essere rieletti? Questo “amore” per la politica è da rispettare se si limita ad una passione legittima per la “res publica”: lo sarebbe di meno, o sconfinerebbe addirittura nella patologia, se invece fosse motivato da altri interessi meno nobili, attorno ai quali potrebbero ruotare anche quelli di soggetti abituati a “vivere” di politica o di incarichi politici piuttosto che sfidare a viso aperto, e con sacrifici, il mercato del lavoro. A questo punto si scenderebbe sul piano delle responsabilità dei singoli che però non possono lasciare spazio alle antipatie, alle invidie o alle dicerie, ma dovrebbero eventualmente essere provate e poi combattute.

Fiorita in questa fase non dovrebbe tentare di ricucire maggioranze traballanti, ma appellarsi alla Città, proponendo una sorta di “governo dei migliori”. Una proposta alta da sottoporre all’attenzione di tutto il Consiglio comunale e di tutte le forze politiche rappresentate, anche civiche. Una presidenza del Consiglio di massima garanzia e non di parte potrebbe aiutare.

Catanzaro è una città molto civile, ricca di professionalità di ottimo livello, forse un po’ apatica e colpevolmente distratta quando si tratta di far pesare il proprio ruolo regionale e nazionale, e senz’altro intossicata da forme ataviche di individualismo, il che è una piaga purulenta e storica di tutto il Sud. Il “Bene della Città”: non c’è altra piattaforma sulla quale intavolare un ragionamento. La terza “freccia nella faretra” del sindaco sarebbero le sue irrevocabili dimissioni per cui si andrebbe al voto. Le dimissioni non devono essere agitate come uno spauracchio, ma in un ragionamento politico serio ed equilibrato devono essere tenute in considerazione come una variabile possibile e realistica.

Catanzaro ha molto terreno da recuperare sul fronte non solo di servizi primari, ma soprattutto di ruolo e di prospettive nel medio-lungo periodo. In quest’ottica sono tante le battaglie da combattere e di fronte alle quali le contrapposizioni ideologiche hanno poco senso. Catanzaro merita un “governo dei migliori” che solo Fiorita, per il mandato che ha avuto dai suoi concittadini, può e dovrebbe sottoporre all’attenzione dell’opinione pubblica e dell’Assemblea democratica. Altre strade sono sconsigliabili, anche perché i risultati poco esaltanti si sono già visti! Né è da sottovalutare che possibili scivoloni sono sempre dietro l’angolo.