Qualcuno in caso di ulteriore flop tenterà di enfatizzare il vuoto di potere che il Pd e l'intera area di riferimento accusano ormai da anni. L'ultima grande vittoria del 2014 è troppo datata per non dar spazio a polemiche e lotte intestine
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Mentre il centrosinistra catanzarese, ribattezzatosi Nuovo, si appresta a un’altra uscita pubblica, prevista per martedì prossimo alle ore 18 al Parco Gaslini del quartiere marinaro del capoluogo, dimostrando di non mancare di spirito di iniziativa e attivismo dei suoi giovani dirigenti, i problemi dello schieramento in vista delle Regionali - e in modo particolare delle Amministrative a livello locale - aumentano di giorno in giorno. Comunque sia - dall’incontro indetto per discutere di porto, depuratore, area di Giovino, incompiute e rilancio - dovrebbero trarsi preziose indicazioni su chi sta con chi e su quanti dovrebbero vantare la vera leadership (nella fattispecie leggasi soprattutto voti) in ambito territoriale. Dati non da poco in una coalizione che da moltissimi anni a ogni elezione sembra ispirarsi fedelmente allo slogan secondo cui «l’importante è partecipare», al massimo spartendosi qualche posto all’opposizione.
Tradizione negativa, per così definirla, che sondaggi alla mano continuerà anche in occasione di queste ormai sempre più imminenti Regionali. Che i primi di ottobre potrebbero persino dimezzare la pattuglia (già esigua in un contesto generale in cui alla minoranza in Calabria la volta scorsa sono toccate le briciole) di quattro rappresentanti della coalizione eletti nella Circoscrizione Centro il 26 gennaio 2020.
E già, perché adesso potrebbe addirittura finire sei a tre (e non cinque a quattro come appunto capitò un anno e nove mesi fa) in favore del centrodestra. Ma con l’ulteriore beffa di uno scranno appannaggio del fronte guidato dal sindaco Luigi de Magistris. Uno scenario in cui sarebbe assegnato un consigliere al Pd e uno, verosimilmente, al Movimento Cinque Stelle o a qualche altra lista del centrosinistra. Sempreché, come ovvio, il gruppo Dema non operi un clamoroso sorpasso, previsione che però almeno allo stato sembra infondata.
C’è però un aspetto che tutti si affannano a nascondere, relativo al non eccessivo dispiacere da parte della nouvelle vague dello schieramento catanzarese di fronte a una debacle. L’unica maniera, pensano in tanti per liberarsi di lacci e lacciuoli mettendo a nudo come nella fascia centrale calabrese i Democratici, e più in generale l’area di cui il loro partito è egemone, accusino un palese vuoto di rappresentatività. E sul punto, impietoso appare ad esempio il confronto con Cosenza pur nel quadro di una sproporzione in fatto di grandezza territoriale.
Un elemento che però da solo non basta a spiegare come nella provincia brutia, tanto a livello parlamentare quanto più… giù, non manchino figure fortemente collegate con i vertici romani e in un certo senso identificabili con importanti aree cittadine (non solo Cosenza) di cui sono espressione. Non così accade invece per Catanzaro, subalterna pure a Vibo e Lamezia, dove si fatica a delineare una struttura Dem ben definita. Ecco perché, malgrado le solite piccate smentite di prammatica che non reggono più, i “Nuovi” del centrosinistra (non a caso defilatisi nella campagna elettorale in pieno corso) non vedrebbero affatto male un risultato negativo, utile forse a rimescolare le carte dopo una lunghissima fase di inaccettabile impasse.