Nelle ragioni del deciso passo indietro di due esponenti storici - in quanto renziani della prima ora - di Italia Viva del capoluogo: il già membro dell'assemblea nazionale Rosario Bressi e l'ormai anch'egli ex coordinatore del comitato cittadino Vitaliano Caracciolo si riscontra plasticamente tutta la difficoltà a cui andrà a breve incontro il Nuovo Centrosinistra nel capoluogo nel suo tentativo di riappropriarsi della scena politica locale. E il perché è presto detto. Chi conosce Bressi e Caracciolo sa infatti come siano - lo si è premesso - reazioni doc, legatissimi al "Matteo gigliato" e qualche anno fa animatori di quei gruppi del Pd che avevano il compito di supportare in ambito regionale e provinciale l'allora giovanissimo sindaco di Firenze.

«Troppo dirigismo»

Intento nell'occupazione della casa Democrat prima e del Governo poi in rapidissima successione. Un leader, per così dire, subito seguito in Iv dal duo catanzarese nel momento in cui lo stesso senatore toscano dava alla luce la sua più recente creatura. Malgrado questa lealtà all'uomo e alla sua vision delle Istituzioni e del Paese, è adesso maturata la scelta di gettare la spugna. Motivi da loro addotti? Troppo dirigismo e soprattutto supponenza e disattenzione nei confronti di chi lavora sodo nei territori da parte di qualche signorotto. Conseguenza? Invece di fare aggregazione, si perdono pezzi.

Italia viva perde pezzi

E il rischio, altroché se concreto dicono i soliti ben informati, è che un simile germe contamini l'intera nascente coalizione. Che sulla carta, s'intende, sembra ancora non sufficientemente competitiva e si intuisce, allora, in spasmodica attesa di strutturarsi per addizione. Una somma di forze, quest'ultima, complicata se - come appare all'esterno - le pretese di alcuni capipartito locali e in particolare capipopolo pieni di voti non possono in alcun modo essere accolte o siano almeno funzionali a un processo di sintesi fra le varie istanze com'è evidente allo stato.