Troppi i conflitti nello schieramento che ha governato quasi ininterrottamente il capoluogo per un quarto di secolo mentre la sinistra lavora in sordina anche rinfrancata dall'effetto delle Amministrative di Cosenza
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Rottura prolungata per il centrodestra dei Tre Colli, che alle Amministrative del 2022 potrebbe subire lo stesso destino di quello di Cosenza ovvero andare incontro a una bruciante sconfitta. E in più, per così dire, con un’aggravante: che a Catanzaro, a differenza della città dei Bruti, la coalizione in questione non è abituata alle sconfitte, non essendo di certo radicata nel capoluogo una forte tradizione di sinistra analoga alla lunga storia invece consolidata in riva al Crati.
Basti pensare a come negli ultimi 25 anni (dicasi 25 o un quarto di secolo, se si preferisce), i catanzaresi abbiano premiato soltanto Sergio Abramo (con la breve parentesi dell’ex An Michele Traversa) e quindi una certa fazione politica che ha trovato disco rosso unicamente a metà della prima decade del Duemila quando fu il socialista Rosario Olivo, alla testa de L’Ulivo, a spuntarla. Erano peraltro i tempi della Nuova Alleanza e di un progetto con dentro figure di peso di partiti come Fi (seppur allora in momentanea “libera uscita”) ma anche Idv, Psi e Radicali, che persero per un paio di errori fatali.
Un disegno che qualcuno pare vorrebbe rispolverare pure adesso, magari rendendolo a prova di sbagli, però con mille ostacoli e orizzonti allo stato assai ristretti. Soprattutto alla luce dell’annunciata elezione di lunedì del leghista Filippo Mancuso, in questa particolare fase il maggiorente più in vista in città, alla presidenza dell’assemblea di Palazzo Campanella.
Prestigiosa investitura che lo vincola però alla disciplina di… partito in vista delle prossime Comunali, quindi non mettendolo di sicuro nelle condizioni di coordinare un’operazione per il superamento dei rigidi steccati degli schieramenti “classici” come tanti auspicavano. Il Grande Centro rischia dunque di tramutarsi in uno piccolo. Un Centrino, per lo più, formato dai fuoriusciti del centrodestra in guerra fra di loro. Stavolta infatti le cose non sembrano girare come prima, considerato come il deludente esito delle Regionali abbia ancora di più enfatizzato i laceranti contrasti interni ma anche lasciato l’impellente necessità di gente (molta) da sistemare da qualche parte (assai meglio se nella struttura di un consigliere o un assessore) in mancanza di un’altra stabile, ben pagata e poco impegnativa, occupazione eccetto appunto i soliti incarichi.
Sta così di fatto che le forze della Sinistra tradizionale una volta tanto stanno lavorando al meglio. In sordina e con una prospettiva solida. Un viatico positivo che potrebbe anche essere il frutto di un centrodestra calabrese senza grandi velleità per i livelli cittadini dopo la sbornia elettorale dello scorso inizio ottobre allorché Roberto Occhiuto, tanto per ricorrere a un lessico sportivo, ha maramaldeggiato non curandosi troppo del resto. Il successo ottenuto può forse ben valere Cosenza e Catanzaro, realtà in cui un’area moderata in collaborazione con le forze vecchie e nuove della sinistra potrebbero aprire una fase diversa dal passato. Previsione forse prematura, ma con tanti indizi che fanno propendere per la nascita di una coalizione compatta a differenza del fronte rivale.