L’anno che si avvia a chiusura verrà senz’altro ricordato alle latitudini catanzaresi per il doppio bluff delle elezioni provinciali. Hanno avvinto e intriso di suspense le pagine di cronaca locale le evoluzioni aritmetiche legate alla sfiorata sconfitta elettorale del sindaco della città di Catanzaro, Sergio Abramo, infine eletto presidente della Provincia nonostante il doppio sgambetto ordito alle sue spalle e consumato nel segreto dell’urna. Il “tradimento”, che pareva nelle ore immediatamente successive dover degenerare in un redde rationem all’interno del partito azzurro dove il sabotaggio pare esser stato concepito e perpetrato, è stato invece con il tempo riassorbito e, infine, digerito in un botta e risposta più mediatico che politico.

 

Avevano, infatti, tutta l’aria di esser appositamente confezionati per esser dati in pasto alla stampa i comunicati di fuoco che per giorni hanno invaso le colonne dei quotidiani locali, infiammando il dibattito politico con minacce di epurazioni, espulsioni e cacciate dal partito di Forza Italia poi sonoramente smentiti dai fatti. Come se il teatro politico, messo a nudo da una inattesa operazione di sabotaggio nel momento stesso in cui restituiva la sua più reale immagine di tatticismo e mero calcolo elettorale, avesse necessità però di riacquistare la perduta dimensione di spettacolo a particolare uso e consumo di spettatori paganti. È dietro la cortina fumogena dei finti avvertimenti e delle simulate espulsioni a mezzo stampa che si è, infatti, annacquata un’analisi politica più attenta forse alle pirotecniche dichiarazioni che al mero dato di fatto.

 

Mentre il gruppo facente capo all’ex senatore Piero Aiello si affannava a chiedere mediaticamente il conto per il colpo di coda che aveva precluso al suo candidato l’ingresso al consiglio provinciale e in Forza Italia si annunciava una presunta caccia ai traditori, i commentatori si sforzavano di comprendere le possibili evoluzioni politiche di uno strappo rimasto ancora oggi senza concrete conseguenze. I due individuati “franchi tiratori” continuano a sedere tra i banchi della stessa maggioranza che pur alle elezioni provinciali avevano giocato ad affossare recitando il ruolo di fustigatori da una posizione privilegiata da cui non osano però prendere le distanze mentre la richiesta di soddisfazione per il mancato rispetto dei patti pre-elettorali tra le forze del centrodestra sembra esser stata per il momento archiviata, immolata sull’altare della sopravvivenza che richiede allo “spettacolo” politica di proseguire nonostante tutto la sua cieca corsa verso il prossimo appuntamento con le urne. Regionale e, molto probabilmente, anche comunale e provinciale.