La compagine Pd, Psi e M5S potrebbe decidere di allearsi con Cambiavento e altre forze civiche, arrivando così ai nastri di partenza della campagna elettorale per le amministrative del 2022 con una percentuale di voti interessante, ma le incognite che gravano sulla coalizione restano molte
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Centrosinistra sì, centrosinistra no, centrosinistra forse. A Catanzaro ci si interroga davvero parecchio su questo schieramento, dove alcune “persone di buona volontà” hanno provato a ricostruire una casa dalle macerie di dieci anni tondi tondi di sconfitte. Insuccessi anche molto cocenti che hanno quasi raso al suolo la coalizione fu… rossa. La realtà, però, è che per ora ci stanno soltanto tentando, e con grande fatica per giunta, avendo di fronte un Molok schiacciasassi come il finora quasi imbattibile centrodestra. Che dal ’96 a oggi nel capoluogo agli avversari ha lasciato appena le briciole. Ma gli epigoni dei dirigenti del Pd dell’epilogo della prima decade del Terzo Millennio hanno per paradosso alcuni vantaggi rispetto ai loro predecessori, pur nel marasma generale dei mari procellosi in cui come premesso si trovano a navigare. E il motivo lo si rinviene in una serie di ragioni che chi conosce certi meccanismi fa presto a spiegare.
Prerogative che se adeguatamente sfruttate potrebbero invertire un trend invece per nulla incoraggiante. Si parte dalla loro età anagrafica e dunque dalla freschezza del pensiero che potrebbe spingerli a giocarsela con molte meno ruggini del passato e facendo pochi calcoli sulle convenienze del momento o addirittura dell’immediato futuro. Tutto ciò potrebbe pesare, e non poco, nelle scelte da operare (anche quelle chiave), decidendo ad esempio di aderire a un’alleanza allargata con Cambiavento e tante altre forze della società civile. Linea politica che metterebbe alla porta inesorabilmente i grandi portatori di voti nel caso in cui tali “campioni delle preferenze”, come sembra evidente già adesso, non si adeguassero al nuovo corso per assecondare il loro tornaconto personale.
Questo perché i maggiorenti dei due-tre più importanti partiti del centrosinistra locale delle vecchie liturgie (leggasi accorduni di vario genere) parrebbero non volerne sentire parlare, pur se bisognerà aspettare sempre i fatti e non certo le solite chiacchiere di ogni vigilia di campagna elettorale. Ma per adesso è ciò che vanno gridando ai quattro venti, presentandosi come i (nuovi!) rappresentanti di uno schieramento che sulla carta potrebbe pure contare su un confortante 30% - o persino di più - di base, a patto tuttavia di partire come premesso all’insegna della coesione e della condivisione. Non certo, quindi, della divisione e delle logiche spartitorie.
In sostanza, allora, la prospettiva di guadagnare parecchi punti percentuali c’è. Eccome, se c’è. Ma le difficoltà sono innumerevoli, si badi bene. Perché tra il dire e il fare… Il mantra che alberga nella “gioventù al potere” di Pd, Psi e M5S in salsa catanzarese, è però quello della riconquista dell’unione perduta e di conseguenza dell’unità di intenti all’insegna di ben determinati valori e principi sposati in pieno da tutti gli aderenti al gruppo. Resta però da percorrere una strada tutta in salita. Soprattutto se si pensa che autorevolissimi esponenti della coalizione rivale già si esprimono in termini di vittoria annunciata alle amministrative di metà (per noi pure assai prima!) 2022. Una tornata che- di sicuro - lascerà sul campo morti e feriti (politicamente parlando, s’intende!).