«Ma per chi ha votato Cambiavento alle Regionali»? Una domanda che non ci poniamo certo noi, seppur sarebbe legittimo farlo nell’ottica di un ragionamento molto illuminante sul fronte della comprensione delle dinamiche politiche future in cima ai Tre Colli. A porsela sono infatti stati parecchi consiglieri comunali di Catanzaro lunedì scorso in un’occasione di una civica assise caratterizzata dall’analisi postelettorale.

Le disamine dei membri dell’assemblea cittadina hanno quindi riguardato pure la rigida posizione tenuta dal Movimento, inabissatosi al momento opportuno proprio per rimanere strategicamente “sottotraccia”. Scelta che gli ha consentito di galleggiare astutamente, non scontentando alcuna delle diverse anime (sono tante!) del centrosinistra cittadino alla ricerca del definitivo via libera da parte di Pd & company affinché guidi la coalizione alle prossime Amministrative. E già, perché il leader di Cambiavento Nicola Fiorita è alla spasmodica ricerca della seconda investitura per fare il sindaco che stavolta potrebbe davvero metterlo a capo di Palazzo De Nobili. Lo stesso professore, a riguardo, sa bene peraltro che dopo aver mancato il colpo nel 2017, malgrado l’indiscusso successo personale, ha adesso un’altra sola cartuccia in canna.

Il prof Fiorita non può insomma fallire, considerato come le strade per il Parlamento e Palazzo Campanella che potrebbero allettarlo non sono certo a quattro o cinque corsie, ricordando semmai assai di più quelle Statali in cui se non ti trovi al posto giusto nel momento giusto resti in coda senza arrivare. Mai. Sarà per questo che, durante tutta l’estate, il docente universitario ha evitato di uscire allo scoperto. Pare fine al punto di vedere i candidati più accreditati alle Regionali in modo riservatissimo se non tramite propri rappresentanti. Mistero dunque su chi abbia appoggiato con avversari e osservatori neutrali divisi fra un suo supporto a Fabio Guerriero (che in città avrebbe poi dovuto ricambiargli il favore) e il nuovo uomo forte dei Dem provinciali: Ernesto Alecci.

Uno che magari sui Tre Colli non disporrà di valanghe di consensi, ma ormai capace di orientare le decisioni chiave all’interno del partito locale. È il motivo per cui il vertice di Cambiavento si sarebbe mosso per accontentare entrambi, passando ora all’incasso del loro sostegno. Niente di male, per carità. Anzi, sembra il centrosinistra stia provando a emendarsi dagli errori del passato facendo professione di… unità per essere competitivo contro un lacerato, ma sempre agguerrito, schieramento opposto.

Comunque sia, intanto i fioritiani lavorano alacremente al progetto di governo del capoluogo e si sono incontrati ieri in un noto bar del quartiere marinaro catanzarese seppur a ranghi ridotti a causa delle limitazioni imposte dal Covid. Sul punto, noi abbiamo provato a sentirli ma ormai il mantra è quello della politica classica (per non dire vecchia) con dichiarazioni che ricalcano un cliché da Istituto Luce: «Eravamo in tanti, appartenenti alle più svariate categorie sociali e professionali. Tutti animati dalla voglia di fare qualcosa di buono per la città. C’era tanto entusiasmo e quindi abbiamo grande fiducia». Che, per carità, è probabile - anzi quasi certo - sia vero, ma molto parziale come raccontino. La verità è che si sta lanciando una campagna elettorale in grande stile, sentendosi un pur ancora flebilissimo odore di vittoria dopo anni di sconfitte o, meglio, sonore batoste. La chance c’è. Ed è reale. Ma passa per l’allargamento di una compagine che vada dai Dem a Dema, magari.