Nel partito azzurro non si fanno più sconti a colui che finora è stato non soltanto il dominus forzita bensì anche il leader riconosciuto del centrodestra locale. Un dirigente politico di lungo corso, ma anche molto discusso, di cui adesso in tanti vorrebbero la testa, relegandolo a un 'pensionamento anticipato'
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Veleni, polemiche, ripicche, dimissioni, tentativi di “presa del potere” e iniziative per mettere in forte difficoltà i colleghi. In una frase secca: un regolamento di conti, vero e proprio, in una Forza Italia che a Catanzaro sta vivendo un’interminabile notte dei… lunghi coltelli. Un periodo che, malgrado le vittorie in serie in Comune, Provincia e Regione, del partito azzurro e dello schieramento guidato dallo stesso soggetto politico sembra dover decretare la fine di un vertice - finora in maniera indiscutibile rappresentato dall’immarcescibile Mimmo Tallini - o di contro alla sua ennesima (ri)affermazione con tanto di epurazione dei nemici interni. Rivali annidatisi in gran quantità, anche e soprattutto fuori da Fi, che hanno un unico scopo: esautorare lo stesso Tallini dal ruolo di coordinatore provinciale (o commissario che dir si voglia, nella fattispecie), relegandolo alla quiescenza quasi fosse uno stanco impiegato ultrasessantenne.
Il diretto interessato, però, non ha certo l’idea di andare in pensione, magari in un buen retiro lontano dai luoghi politico-istituzionali nevralgici della politica locale. Anzi, chi lo conosce sa che non si limiterà a dare le carte nelle liste forziste (quella di Fi più le collegate) della Circoscrizione Centro in vista delle ormai sempre più imminenti Regionali. Nient’affatto. Perché come al solito inciderà, o cercherà di farlo con ogni mezzo, in tutte le scelte del partito e quindi dell’intera coalizione. Un fatto che non va giù a molti. Soprattutto a quanti, entrando in rotta di collisione con lui, sono stati messi alla porta o comunque hanno avuto non pochi problemi. Gente che adesso non vede l’ora di presentare il conto all’ex presidente dell’assise di Palazzo Campanella. Il quale, si badi, pur non essendo più il dominus del centrodestra catanzarese, pare ancora lontano dall’essere messo all’angolo e privato del suo immenso potere.
Sta di fatto, però, che il crescente numero degli agguerriti avversari da cui viene “beccato” porta a incoraggiare manovre esplicitamente ostili nei suoi confronti. Sì, atteggiamenti di sfida aperta. Proprio contro di lui che prima incuteva un certo timore reverenziale persino ai competitori più strutturati e irriducibili. Quelli di un vecchio, e assai meno sgangherato rispetto a oggi, centrosinistra degli anni ruggenti, tanto per dirne una. Allo stato attuale, invece, non è così. E il tenore, ad esempio, del post di Facebook (una caustica risposta data al delfino talliniano Ivan Cardamone dopo una “battuta” di quest’ultimo), scritto dall’ex forzista Jonny Corsi che ha in sostanza spiegato di voler mandare a casa Cardamone e Tallini prima di un eventuale ritorno alla “casa madre”, e soprattutto della nota stampa sulla fuoriuscita da Fi di Frank Mario Santacroce diffusa dal medesimo ex sindaco di Albi. il quale ha sparato a palle incatenate contro la “gestione talliniana”. J’accuse che, è bene ribadirlo, nel recente passato neppure un acerrimo avversario di questo, fin qui inossidabile, maggiorente gli avrebbe rivolto con tale veemenza e salacità. Un segno dei tempi, che però ancora non sappiamo se sono quelli della fine di un’epoca in un capoluogo notoriamente sonnacchioso.