Iniziata stamani l’era della sindacatura di Nicola Fiorita, tra aspre polemiche, questioni procedurali e una contrapposizione netta e a tratti veemente fra i due blocchi formatisi in assemblea in virtù della volontà popolare. Che, come noto, ha determinato l’anatra zoppa, ovvero una maggioranza in Aula di segno opposto rispetto a quella del sindaco. Situazione tecnicamente e politicamente complicatissima, dunque, con cui Fiorita dovrà confrontarsi nel prossimo quinquennio.

Comunque sia, la cronaca, in attesa dei successivi approfondimenti, del primo giorno di scuola, o meglio della mattinata di lavoro, è un susseguirsi di atti formali ma già pieni di insidie per il primo cittadino. Provvedimenti propedeutici a quello fondamentale della fase “primordiale” della consiliatura: l’elezione del presidente del Consiglio. A riguardo, va messo in rilievo che alle 10.20 circa (con un piccolo, fisiologico e forse persino accettabile, ritardo) erano tutti presenti in Aula (anzi no a causa dei forfait di Wanda Ferro e Luigi Levato, positivi al Covid) “ordinatamente in fila”.

Eccoli quindi i consiglieri eletti a Catanzaro lo scorso 12 giugno oltre ai loro colleghi “ripescati” dopo il ballottaggio del 26 o per effetto di qualche nomina in Giunta che ha per così dire fatto scorrere le liste. Insieme a loro, naturalmente, il sindaco Nicola Fiorita, la vice Giusi Iemma e la Giunta al gran completo. Cinque i punti all’ordine del giorno, sottoposti al loro insindacabile vaglio: convalida degli eletti alla carica di sindaco e consigliere; giuramento del sindaco; comunicazione della nomina dei componenti della Giunta e del vicesindaco ed elezione di presidente e vicepresidente del civico consesso.

A presiedere la seduta, è stato il consigliere anziano (definito così non per motivi anagrafici bensì per essere stato il più votato nella lista con il maggior numero di consensi). Nel caso di specie il riferimento è a Eugenio Riccio, per l’ennesima volta sceso in campo nelle fila di Alleanza per Catanzaro.

Prima novità del nuovo corso, la diretta streaming dei lavori assembleari che a tempo di record è stata disposta da Fiorita tenendo fede a un impegno preciso assunto in campagna elettorale e a una battaglia condotta fin dai tempi del mandato consiliare svolto quale leader di Cambiavento in Aula Rossa.

Fuoco alle polveri, tuttavia, con il casus belli (motivo di contenzioso, eufemismo!) scaturito subito dalla mozione di Antonello Talerico sulla citata “elezione chiave”, a scrutinio segreto, del presidente del civico consesso. Istanza finalizzata a far scrivere sulla scheda nome e cognome del consigliere prescelto per impedire i cosiddetti “voti riconoscibili” in favore dell’aspirante presidente.

Il gruppo di Rinascita però, apparso ancora formalmente compatto tranne la componente di Fare per Catanzaro con il leader Sergio Costanzo apparso (ri)collocatosi nel centrosinistra, per bocca del rappresentante di Catanzaro Azzurra Marco Polimeni ha dichiarato di non aver interesse a partecipare alla votazione sulla mozione talerichiana definita «contro il regolamento».

Un Polimeni molto agguerrito allora (altro che voglioso di dimettersi in caso di vittoria di Fiorita come aveva, forse improvvidamente, dichiarato alla vigilia del secondo turno pur avendo chiarito di essere stato travisato e strumentalizzato), in grado di mandare a… carte quarantotto la mozione presentata sebbene i citati Costanzo e Talerico stesso abbiano a lungo insistito sull’obbligatorietà di pronunciarsi riguardo alla questione.

A rispondere a Polimeni è stato però Celia: «In una Catanzaro che versa in uno stato comatoso e di illegalità diffusa, mi sarei atteso un atteggiamento equilibrato e di condivisione rispetto delle regole di democrazia. Ma il collega Polimeni non ha evidentemente ben assorbito il colpo di una sconfitta importante. E lo capisco. Ma sappia che il suo gruppo ha perso perché in 20 anni di amministrazione ha distrutto tutto quanto c’era da distruggere, facendo scivolare il capoluogo al 96. posto della classifica delle città italiane per qualità della vita. Avete distorto le regole a piacimento».

«Ma lei – ha aggiunto – ha anche parlato di anatra zoppa, dimenticando di aver nominato al termine della scorsa consiliatura assessori quelli che si erano candidati con Enzo Ciconte e ora viene a fare la morale a noi? Questa è Catanzaro. Benvenuto. Io però, se non saremo in condizione di far bene, sono pronto a dimettermi. Fin da subito. E non a chiacchiere, come fa qualcuno che vive di politica e ha solo quella poltrona per sostentarsi».

A seguire, prima della votazione per la presidenza che oggi difficilmente poteva sortire effetti per il quorum richiesto, gli interventi di consiglieri fra cui Giorgio Arcuri, Valerio Donato, Daniela Palaia ecc. Poi l’atto conclusivo, prima del ritorno in Aula verosimilmente nelle giornate di lunedì e martedì prossimi sempre a partire dalle ore 10, con l’inutile votazione, considerato il quorum di 22 preferenze necessarie, per la scelta del presidente. Una soglia talmente atta che nemmeno una maggioranza consueta può raggiungere, figuriamoci quella di fatto assente della consiliatura attuale. Se ne riparlerà alla “terza chiama” dunque quando basteranno appena, si fa per dire, 17 consensi.