Il definanziamento tramite Por del cosiddetto collegamento multimodale fra il quartiere marinaro di Catanzaro (con al suo interno il porto: ma quello nella versione futura ossia rimodernato e attrezzato grazie a 20 milioni di euro stanziati dalla Regione, ma ormai giacenti da anni, definito fiore all’occhiello dell’intero capoluogo e non solo) e l’aeroporto internazionale di Lamezia non fa rima con la mancata realizzazione dell’opera. Certo, rappresenta una battuta d’arresto ma - giova spiegarlo - non traducibile nella definitiva perdita delle risorse per realizzare la tratta. I fondi necessari sono infatti recuperabili tramite il Pnrr, come noto misura straordinaria che prende le mosse dal Piano di aiuti erogati dall’Ue pure all’Italia nel quadro delle misure varate per la ripartenza dopo la pandemia soprattutto dei sistemi economici più fragili. Ma anche non ci fosse stato tale Piano ‘speciale’ si sarebbe potuto attingere ai Pac.

La fase attuativa compete, comunque sia, alle Rfi (Rete Ferroviaria Italiana), che adesso potrebbe verosimilmente optare addirittura per treni alimentati a idrogeno. Dalla Regione però abbiamo ascoltato parole di assoluta rassicurazione, attraverso il dg alla Programmazione unitaria Maurizio Nicolai, rispetto alla volontà e alla possibilità sotto il profilo finanziario di fattibilità dell’importante infrastruttura. Ma a patto che si tratti di una linea autenticamente veloce, ovvero in grado di coprire la distanza fra i due importanti siti citati in 15 minuti o poco su di lì. Una legittima aspettativa frustrata dai parametri del transito ferroviario in molte aree della Calabria e in particolare nella fascia ionica purtroppo sideralmente lontana da ogni criterio di modernità.

Al di là di tutto, i motivi dei pesanti ritardi accumulati nella realizzazione dell’opera si possono addebitare non soltanto alle consuete pastoie burocratiche quanto anche ai problemi tecnici incontrati appunto in virtù della preesistenza di una strada ferrata fatiscente. Da Paese arretrato, insomma. Senza contare il ricorrente ingresso a gamba tesa nella vicenda della politica, locale in questo caso, che ha rallentato di parecchio il già complesso iter dell’intervento programmato con i soliti immancabili campanilismi. Basti pensare a una linea concepita per logica ad alta velocità che con la richiesta di fermate intermedie da parte di varie località della zona coperta rischiava di tramutare questi treni-navetta in altrettanti accelerati superati da qualsiasi mezzo con la conseguenza di renderli inutili.