Il tanto atteso summit del centrodestra è andato male. Eppure potrebbe essere stata tracciata una linea politica anche per le Amministrative di Catanzaro.

Al momento Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini sembrano in disaccordo su tutto, tranne che sulla necessità di andare uniti ai ballottaggi anche nei cinque capoluoghi su 26 in cui la coalizione è spaccata.

Tra questi c'è, appunto, Catanzaro, dove Lega e Fi, senza simboli, appoggiano Valerio Donato, con Fdi che candida invece Wanda Ferro.

Il docente dell'Umg, in campo da mesi, schiera ben dieci liste, la deputata solo una, composta – come da lei stessa affermato – da «candidati al 99% alla loro prima esperienza», in quella che è stata fin da subito battezzata come una battaglia «identitaria» o di bandiera. Probabile, quindi, che il 26 giugno, in caso di secondo turno per Donato, Fdi possa prendere in considerazione l'idea di sostenerlo.

Il vertice del centrodestra e i veleni

La linea è stata tratteggiata ieri ad Arcore. Berlusconi, Meloni e Salvini non si incontravano di persona da quattro mesi, ma l'esito della reunion non è stato quello che molti si aspettavano. Anzi, è probabile che le crepe aperte dalla rielezione di Sergio Mattarella a capo dello Stato si siano ulteriormente allargate.

La colazione veloce (riso con melanzane, branzino in crosta e gelato al pistacchio) non ha sciolto i nodi più importanti. E se Berlusconi resta convinto che sarebbe da pazzi far «saltare in aria la coalizione», Meloni insiste nel chiedere la ricandidatura del governatore siciliano Nello Musumeci, rispetto alla quale Salvini continua a prendere tempo.

Ecco perché, secondo il partito fratellista, «l'unità della coalizione non basta declamarla, occorre costruirla nei fatti».

Il clima è insomma tutt'altro che sereno, tant'è che al termine del vertice non è stato nemmeno diffuso il classico comunicato congiunto dei leader. Gli strappi dovrebbero tuttavia essere ricuciti quanto meno nelle due settimane che precederanno i ballottaggi.

Significa che il centrodestra catanzarese – al netto dell'incognita Antonello Talerico, al cui fianco c'è Noi con l'Italia di Mimmo Tallini – potrebbe infine ricomporsi, almeno parzialmente.

Sarebbe, a parere di molti osservatori, uno scenario ideale per Wanda Ferro, ben contenta di tornare a fare la deputata a tempo pieno, dopo aver accettato il "sacrificio" chiesto dal suo partito, e di appoggiare Donato, amico di lunga data nonché suo avvocato di fiducia.

Del resto, come chiarito in questi giorni da diversi esponenti del centrodestra, alla commissaria di Fdi era stata proposta da subito la candidatura a sindaco. Se avesse accettato, Lega e Fi oggi sarebbero al fianco dei meloniani, come avvenuto in altri 21 capoluoghi di provincia.

Ferro ha però rifiutato la proposta, per poi essere quasi costretta a candidarsi a pochi giorni dalla scadenza per la presentazione delle liste.

L'imbarazzo di Occhiuto

Il possibile apparentamento di tutto il centrodestra catanzarese, inoltre, potrebbe togliere dall'imbarazzo anche Roberto Occhiuto. Il presidente della Regione finora si è sempre tenuto a debita distanza dalle Comunali di Catanzaro, ma è evidente che la corsa solitaria di Fdi contro il resto del centrodestra crea problemi di natura politica anche alla sua Giunta – dove siedono due assessori meloniani (Orsomarso e Pietropaolo) – e alla maggioranza in Consiglio.

Così il ballottaggio di Catanzaro, se la linea di Arcore reggerà, potrebbe riportare il sereno almeno in Regione Calabria.

Per Ferro, in ogni caso, i rischi non mancano, perché il 12 giugno dovrà comunque dimostrare che Fdi – primo partito in Italia – è in crescita anche in Calabria. Un risultato deludente potrebbe avere effetti sulla sua leadership e rallentare il cammino dei meloniani, quando manca un anno alle elezioni politiche.