“A volte, o spesso, ritornano… per la carica di sindaco del capoluogo”. Ma detta così, potrebbe quasi apparire una frase persino irriguardosa nei confronti di tre personalità catanzaresi del mondo delle professioni e della politica che, al di là di come la si pensi, non si possono non stimare per la loro carriera.

Si tratta - in rigido ordine alfabetico - di Aldo Casalinuovo, Valerio Donato e Agazio Loiero. Che sono tuttora, o sono rispettivamente stati, un brillante penalista, ma anche amministratore locale; un insigne professore universitario, avvocato e alto dirigente di alcune importanti strutture pubbliche e private nonché, per finire, un ministro e governatore della Calabria. Non stupisce, quindi, come in tempi bui quali quelli che sta attraversando la città dei Tre Colli qualcuno abbia pensato di chiamarli in causa per affidargli, con il decisivo consenso del corpo elettorale ovviamente, la responsabilità di risollevarne le sorti.

Ognuno di loro ci ha però spiegato il motivo per cui l’ipotesi di vederli davvero in campo in prima persona è al momento quantomeno aleatoria, pur condividendo la necessità che la città esca dal guado in cui si è impantanata. Una posizione scomoda, scomodissima per meglio dire, che la rende giorno dopo giorno alle prese con una crisi non addebitabile solo alla negativa congiuntura socioeconomica generale del momento. Perché se è vero che il periodo è difficile un po’ ovunque, anche nelle realtà più ricche e organizzate del Paese, è altrettanto incontestabile come Catanzaro versi in una situazione molto più allarmante.

Detto questo, dato su cui sono francamente in pochi a dissentire con la comprensibile eccezione di quanti governano da Palazzo De Nobili - portatori di una visione assai diversa nel tentativo di difendere il proprio operato ormai annoso alla guida del capoluogo - abbiamo come premesso fatto una breve chiacchierata con tre figure di spicco nella storia recente o, più risalente, della città che alcuni vorrebbero nelle vesti di “salvatore della patria”.

Casilinuovo: «Se serve, ci sono»

E sul punto, a partire dal primo del ristretto novero di nomi che si sentono in giro con maggiore insistenza, ecco il Casalinuovo-pensiero: «Iniziamo con il dire che, pur confermando l’indiscrezione sul mio conto nel senso di qualche ragionamento che si è fatto in merito, per cultura e formazione non amo le autopromozioni. Certo, sono molto interessato al destino della mia città. E non disdegnerei affatto di impegnarmi per vederla riemergere in tutta la sua bellezza, dando impulso alle tante potenzialità allo stato purtroppo inespresse che ha, ma nell’ambito di un ragionamento ampio è condiviso. Partecipo, però, al tavolo del centrosinistra (il Nuovo secondo la dizione attuale, ndr), che al di là della mia persona va allargato sempre di più considerato come non basti una collezione di sigle a ottenere i numeri sufficienti per poi andare effettivamente a governare. Comunque sia, l’emergenza è, e resta, Catanzaro che è a un punto morto. E nel caso in cui il mio profilo fosse ritenuto il migliore, ribadisco: non esiterei a fare un passo avanti. Anzi. Ma serve, ripeto anche questo, una convergenza molto ampia. Perché nessuno può vincere o, anche riuscisse a spuntarla, essere poi efficace nell’assolvere un compito tanto gravoso, pur se stimolante, da solo».

Donato candidato evergreen

Il "tormentone" Donato. A definirlo così è lo stesso illustre professionista e docente dell’Unicz. Definizione un po’ “tranchant” che però, anche a memoria di chi segue da un paio di decenni circa la cronaca politica locale, trova piena conferma. «A ogni tornata elettorale – spiega Donato – apprendo di essere un probabile candidato. Non discuto che i rumors ci siano. Soltanto che dopo, ed almeno finora è stato così, a me proposte concrete da chi fa circolare, ventilandola, l’idea di volermi coinvolgere non ne arrivano. Non sono quindi nelle condizioni di affermare se accetterei o meno, semplicemente perché un invito a svolgere un mandato così delicato va formalizzato con tanto di illustrazione del progetto specifico. È questa infatti l’unica base su cui si potrebbero fare valutazioni sensate. Cosa impossibile, mancando la benché minima interlocuzione in tal senso. Ecco il motivo per cui non posso rispondere a una domanda del genere. Non sarebbe serio. Unico aspetto da mettere in rilievo ora, semmai un giorno dovesse concretizzarsi qualcosa, è relativo alla mia appartenenza al campo della sinistra che mi spingerebbe a prendere in considerazione proposte provenienti da certe direzioni e non da altre. Fermo restando i rapporti di amicizia e la logica del confronto, per me imprescindibile, con chiunque, a prescindere dalla sua estrazione politica».

Loierio: «No, grazie»

«Non posso negare che una richiesta in tal senso sia arrivata – afferma subito Loiero – ma va rubricata alla stregua di una “chiacchiera estiva” e nulla più. La cosa è insomma saltata fuori da parte di più persone, che hanno voluto sondare la mia disponibilità. Ma io, pur essendone lusingato ritenendo come amministrare la propria città sia l’incarico più bello e stimolante che ci possa essere, ho replicato di non essere dell’avviso di assumere adesso un incarico così gravoso. Discorso diverso sarebbe invece contribuire alla scelta di una personalità di alto profilo, qualità e competenza. Qualcuno in grado di sobbarcarsi, e svolgere al meglio, un lavoro immane. Credo, a riguardo, di non esagerare se parlo di una situazione di emergenza per il capoluogo, tale da richiedere misure drastiche. E mi consenta a tal proposito una citazione storica relativa al dictator, figura peculiare della Repubblica romana. Un magistrato straordinario eletto dal Senato in circostanze particolari, che non poteva durare in carica più di sei mesi. Ecco alla Catanzaro di oggi servono insomma misure drastiche per invertire la rotta. E se io potrò dare una mano, insieme ad altri, per suggerire un percorso, non mi tirerò indietro. Lo dovrei e lo vorrei fare per una terra che amo immensamente, ora bisognosa di un intervento deciso e quanto più possibile celere e fruttuoso».
Sono dunque stati i diretti interessati, sovente evocati alla vigilia di un’elezione comunale sui Tre Colli, a dirci se, e quanto, sia fondato un loro coinvolgimento.