Prime ore di lavoro per la terza giunta comunale di Catanzaro a guida Nicola Fiorita, varata con l'imprescindibile avallo di Azione.
I tre consiglieri del partito di Calenda - Donato, Parisi e Veraldi - hanno lasciato di fatto l'opposizione per appoggiare dall'esterno il nuovo esecutivo del capoluogo di regione altrimenti senza la necessaria maggioranza per governare. Alla mano tesagli dall'ex competitor e collega docente universitario il sindaco ha dedicato, nella conferenza stampa in cui ha annunciato la nuova squadra, passaggi di riconoscenza.

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«È stato, senza retorica, un grande gesto d'amore dei tre consiglieri e del segretario provinciale Roberto Guerriero verso la città. Sul piano politico - ha commentato Fiorita in una nota diramata di primo mattino - questa scelta si muove in maniera lungimirante sulla scia nazionale che vede Azione al sostegno dei candidati dell'area progressista alle Regionali in Liguria, Umbria ed Emilia Romagna».

Il disaccordo

Le parole al miele del sindaco, però, non hanno affatto addolcito i calendiani catanzaresi, nei quali, evidentemente, è rimasto più di qualche mal di pancia sul varo del Fiorita ter. L'intesa sarà pure autentica e duratura, ma in attesa del banco di prova dei numeri in Consiglio ha già provocato reazioni interne al partiti. Il segretario cittadino di Azione, Andrea Santoro, precisa che «il sostegno esterno alla costituzione e varo della terza giunta comunale di Catanzaro, targata Nicola Fiorita, sfociato nella decisione di abbandonare il ruolo di opposizione per accasarsi con la maggioranza, è stata un’iniziativa specifica ed esclusiva del gruppo consiliare di “Azione” in seno al Consiglio comunale del capoluogo di regione».

«La scelta operata dal gruppo consiliare di “Azione” non è espressione dell’intero circolo catanzarese che non ha condiviso, anche con alcuni componenti del Direttivo, senza adesione alcuna all’idea, il risultato a cui hanno portato le trattative con il sindaco», aggiunge Santoro.

Quest'ultimo poi insiste: «Dopo due anni di opposizione dura, ferrea e intransigente, ma decisamente costruttiva, siamo un po' sorpresi perché corriamo il pericolo di impattare con le legittime aspettative degli elettori. Al pari dei superiori interessi della città, è la base elettorale il nostro insostituibile punto e faro di riferimento. È la base elettorale, di cui non bisogna tradire il valore ideale espresso nel voto, che deve continuare a dettare la nostra “azione” politica».

«Altrimenti  - conclude Santoro -  rischiamo di confondere chi si identifica nelle nostre idee di concretezza e pragmatismo, chi ha creduto e crede in noi come forza che guarda alle comunità e ai territori con occhi diversi. Quelli della politica che antepone le soluzioni concrete ai vuoti proclami e alle vane lusinghe».

Le tensioni

Sia pure in una giunta definita più progressista il Pd fa quindi i conti con la guerra interna delle sue anime Schlein-Bonaccini, fra candidati-assessori bocciati e le dimissioni del segretario cittadino Pronestì.  Già pronte alla battaglia in aula Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia che vedono nel Fiorita ter un tentativo tanto estremo quanto innaturale di sopravvivenza chiedendosi poi come faranno a votare favorevolmente le pratiche di bilancio quei consiglieri che fino a ieri erano nettamente contrari.