«Sono nato socialista, sono socialista e morirò socialista. Cassano però, oggi, è in difficoltà è ha bisogno di una visione politica eterogenea per essere governata». E per fare questo, l’ex sindaco del capoluogo sibarita, ha immolato la sua appartenenza partitica da dirigente regionale del partito socialista per allestire una coalizione civica che spazia dalla destra moderata a sinistra, passando anche per i pentastellati.

A sentire Papasso le sue tre liste (leggi anche Cassano al voto, Gianni Papasso ci riprova contro Francesco Lombardi) sarebbero impeccabili. «Questa volta – dice l’ex sindaco socialista, con non poca “cazzimma” – le tre liste ed i 48 candidati li ho fatti controllare uno ad uno e posso garantire che sono liste a prova di ogni controllo». E, a seguire, la stoccata all’avversario: «Non so se gli altri possono dire la stessa cosa!».

Ritorno al futuro: «Contro di me ci fu un complotto»

Per Papasso è un vero e proprio ritorno al futuro. Ci riprova, dunque, a riprendere la città dal punto in cui esattamente due anni fa l’aveva lasciata, dopo che la sua Amministrazione comunale venne sciolta per infiltrazioni mafiose. Una soma che il candidato sindaco si porta sulle spalle con non poco dolore e rabbia, continuando a professarsi innocente rispetto ad ogni accusa. «Contro di me c’è stato un complotto – dice ancora oggi Papasso – ordito da chi avrebbe voluto mettere le mani sulla sibaritide e io, da sindaco, non ho permesso che tutto ciò accadesse. Ed è per questo che ho pagato a caro prezzo. Ed insieme a me hanno pagato tutti i cittadini cassanesi».

Socialista nel Dna

Chi è Gianni Papasso. 61 anni e socialista nel DNA, lo dicevamo. Una vita dedicata alla politica. È stato membro del consiglio nazionale socialista, segretario provinciale del PSI e oggi dirigente regionale. Un cassanese doc. «L’esperienza politica e amministrativa non indifferente, addirittura ultradecennale – scrive nella sua biografia politica - la lungimiranza e la concretezza del "fare", danno la percezione netta di una persona che ha tutte le carte in regola per continuare al più alto livello il proprio impegno di amministratore».

La sua esperienza nelle istituzioni inizia nel 1983 quando viene eletto per la prima volta consigliere comunale nel Comune di Cassano. La lì una lunga ascesa negli organi di governo cittadini. Ha ricoperto gli incarichi di assessore all'Igiene e Sanità e all’Assistenza Sociale e quella dei Lavori Pubblici.

Quando accolse il Papa nella sua casa

Nel 2012 avvera un sogno diventando per la prima volta sindaco della sua città. E di li a poco coronerà un altro grande sogno, quello inaspettato. Il 21 giugno 2014 Papasso accoglie nella sua Cassano nientemeno che Papa Francesco, arrivato nella Piana per gridare lo sdegno contro l’atroce agguato di ndrangheta in cui perse la vita il piccolo Cocò Campolongo.

La cabala di novembre

Il lavoro da sindaco dura tre anni e mezzo. A novembre 2015 viene sfiduciato. A Maggio 2016 ci sono nuove elezioni. Papasso si ricandida e stravince, a capo di una coalizione civica democratica e riformista composta da ben 8 liste, più del doppio rispetto a quelle di oggi. Passa un altro anno e mezzo e questa volta a sfilargli la fascia tricolore dalla spalla è il Presidente della Repubblica che con apposito decreto ordina lo scioglimento del Consiglio comunale per comprovate infiltrazioni mafiose. Anche allora era novembre. E sarà a novembre il giorno della prossima chiamata alle urne.