Catanzaro -E' crollato il castello accusatorio di fronte al verdetto dei giudici del Tribunale collegiale di Catanzaro che ieri sera alle 21 dopo un'ora di camera di consiglio ha scaglionato l'ex governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti e l'allora assessore al Personale, oggi consigliere regionale di centrodestra dall'accusa di abuso di ufficio in concorso in relazione alla nomina sospetta di Alessandro Sarlo a dirigente esterno del dipartimento "Controlli". Il collegio presieduto da Tiziana Macrì li ha assolti perché il fatto non sussiste, dando ragione agli avvocati Aldo Labate per Scopelliti e Vincenzo Ioppoli codifensore insieme a Francesco Scalzi di Tallini, che ieri in aula hanno invocato l'innocenza dei loro assistiti. Per la difesa si sarebbe trattata di una delibera fuori sacco, come tantee altre, lontana dal poter configurare un'ipotesi di abuso di ufficio. Nessuno ha voluto scavalcare gli interni nel nominare la moglie del giudice Giglio, finito nell'inchiesta della Dda di Milano sui Valle – Lampada e condannato in promo e secondo grado. Si è voluto solo salvaguardare il principio di autonomia  e di imparzialità che sarebbe venuto meno se a capo si quel dipartimento ci fosse stato un dirigente interno. Il legale Ioppoli  ha sostenuto l'integrità dell'operato di Tallini che non avrebbe avuto alcun motivo di avvantaggiare la Sarlo, posto che non l'aveva mai conosciuta e che lui avrebbe voluto l'interno Luigi Bulotta , un catanzarese, l'unico di fronte alla pioggia di direttori generali voluti da Scopelliti e provenienti tutti da Reggio Calabria.

Le richieste di condanna e la requisitoria del pm - Il pubblico ministero Gerardo Dominijanni dopo circa tre ore di requisitoria ha chiesto la condanna ad 1 anno, 8 mesi ciascuno e l'interdizione temporanea dai pubblici uffici, colpevoli Scopelliti e Tallini di aver perseguito in maniera falsa, ingannevole e truffaldina un disegno preordinato alla nomina della Sarlo. "-"L'uno complice dell'altro , colpevoli, Scopelliti il mandante, Tallini l'esecutore".  I due avrebbero attestato falsamente che i dirigenti interni alla Regione  non possedevano un'esperienza sufficiente in proporzione alla complessità dell'incarico e il  pm nel corso della requisitoria ha dimostrato come il curriculum della Sarlo fosse invece di gran lunga inferiore a quello di Luigi Bulotta, che aveva  un'esperienza pluriennale nel settore Controlli. Per la pubblica accusa Tallini ha avuto un ruolo di responsabilità maggiore rispetto a Scopelliti: è vero che a volere la nomina della Sarlo è stato  l'ex presidente della Regione, ma senza Tallini quella nomina non ci sarebbe mai stata.  Il pubblico ministero Gerardo Dominijanni attenderà 90 giorni, il tempo utile perché il collegio depositi le motivazioni della sentenza sul caso Sarlo per ricorrere in appello in un processo iniziato nel mese di marzo 2013 e  in cui la parola fine deve ancora essere scritta. Tutto ha avuto inizio con l'approvazione della delibera regionale  numero 308 del 12 luglio del 2011, con la quale veniva dato il via libera al dipartimento "Controlli". Dopo due settimane la pubblicazione nel sito della Regione dell'avviso interno per il conferimento degli incarichi dirigenziali.



L'11 agosto dell'anno scorso la Giunta aveva stabilito che nessuno dei candidati interni sarebbe risultato idoneo a ricoprire l'incarico per il nuovo dipartimento. Eppure fu sottoposto al vaglio della Giunta non un curriculum ma un prospetto  dove sono inserite le competenze degli esclusi Luigi Bulotta e Giovanna Melania Grasso con esperienza pluriennale nel settore controlli e Alessandra Sarlo con nessuna competenza specifica in materia. Pochi giorni più tardi il colpo di scena la nomina dell'ex commissario dell'Asp di Vibo, la Sarlo appunto, voluta da Scopelliti per sua stessa ammissione al dipartimento "Controlli". Scopelliti e Tallini furono rinviati a giudizio il 21 giugno del 2013, mentre quel giorno fu decretato il non luogo a procedere per la vice presidente della Regione Antonella Stasi. In fase di indagini Tallini, il primo ad essere interrogato dal pm il 27 giugno 2012  aveva definito la nomina incriminata un atto collegiale. E un atto collegiale l'aveva definito anche il presidente della Regione Giuseppe Scopelliti, il 4 settembre dello stesso anno durante l'interrogatorio che si è tenuto nella caserma dei carabinieri a Roccella Jonica, la cittadina dove risiede il pm Dominijanni. Entrambi, presidente ed assessore al Personale avevano ribadito al pubblico ministero :«Dovendo nominare un dirigente che si occupasse di controllare altri dirigenti, ci è sembrato più opportuno rivolgerci all'esterno». E da qui l'inchiesta si era allargata e la Procura aveva iscritto nel registro degli indagati tutti i componenti la Giunta regionale,la cui posizione è stata poi archiviata.