VIDEO | La proposta depositata alla Camera e al Senato prevede che non ci sia più la sospensione automatica senza condanne definitive. Critico il deputato di Azione, forza politica che ha preso le redini della Città metropolitana (ASCOLTA L'AUDIO)
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Il caso Reggio continua ad alimentare il dibattito in Parlamento. Dopo l’intervento della deputata e coordinatrice regionale di Fratelli d’Italia, Wanda Ferro, che ha chiesto in aula le dimissioni del sindaco Giuseppe Falcomatà, sospeso dalla carica per 18 mesi per effetto della legge Severino, scattata dopo la condanna rimediata dal primo cittadino nell’ambito del processo Miramare, ora tocca al Partito democratico fare la propria mossa, ma di segno opposto.
Dal Pd un Ddl per modificare la Severino
È stato infatti depositato martedì scorso, sia al Senato che alla Camera, un disegno di legge firmato da autorevoli parlamentari del Pd – tra gli altri Dario Parrini, presidente della commissione Affari costituzionali, Anna Rossomando, vice presidente del Senato e responsabile giustizia del partito, e Franco Mirabelli, vice presidente dem e capogruppo in commissione Giustizia - che prevede che non ci sia più la sospensione automatica per gli amministratori regionali e locali che riportano condanne non definitive, a meno che non si tratti di condanne per reati gravi e di particolare allarme sociale tra i quali la corruzione, la concussione e i delitti legati alle mafie.
Il ddl, sostengono dal Nazareno, raccoglie l’esigenza manifestata dai sindaci di modificare in maniera chirurgica alcuni punti della Legge Severino che nei nove anni trascorsi dalla sua entrata in vigore sono stati in non pochi casi all'origine di vicende paradossali e inique.
«Peraltro questa proposta – si legge nella nota rilasciata dai Dem - in quanto mira a realizzare un diverso bilanciamento tra le esigenze della lotta all'illegalità e quelle della salvaguardia della stabilità ed efficienza delle pubbliche amministrazioni, si pone in antitesi con l'approccio seguito dai promotori del referendum in materia di giustizia, un approccio che risulta del tutto non condivisibile poiché fondato su una linea di abrogazione indiscriminata delle norme».
Costa (Azione): «Solo ora si accorgono del problema»
Una iniziativa, quella del Pd, che ha provocato la reazione stizzita di Enrico Costa, deputato di Azione, che è il partito di Calenda che dopo la nomina di Carmelo Versace a vicesindaco da parte di Falcomatà è alla guida della città Metropolitana di Reggio. «Il Pd scopre le distorsioni della legge Severino solo quando a rischio sospensione è un suo sindaco – ha attaccato Costa -. Insensibili da sempre alla mia battaglia a nome dei tanti sindaci che si son dovuti dimettere, salvo poi essere assolti, i dem si svegliano dal torpore quando ad essere interessato è un loro compagno di partito».
Costa, d’altra parte, ricorda di aver presentato emendamenti e un ordine del giorno lo scorso 23 luglio accolto dal Governo per correggere «la follia di condanne non definitive per abuso d’ufficio» con effetti di decapitazione sulle amministrazioni comunali, ma anche che da quel giorno ancora non si è mosso nulla.
«Dopo la questione Falcomatà il Pd si accorge del problema – ha commentato Costa -. Bene. Pur di risolverlo, accettiamo le loro convenienze anteposte alle convinzioni».
Costa, poi, snocciola alcuni numeri, sottolineando come secondo i dati Istat, i procedimenti aperti per abuso d’ufficio sfociano in condanne definitive in meno di un caso su cento e l’amministratore locale che subisce una condanna in primo grado per abuso d’ufficio, salvo rarissime eccezioni, la vede ribaltata nei gradi successivi, trasformandosi in proscioglimento
«Prendiamo atto di questa recente disponibilità del Pd, con l’auspicio però che si arrivi a una riforma della norma sull’abuso d’ufficio che sia sganciata dagli interessi dei singoli partiti».