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Reggio Calabria - Battaglia procedurale tra accusa e difesa alla prima udienza del processo all’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola. Gli inquirenti avevano chiesto anche l'aggravante del concorso esterno in associazione mafiosa, ipotesi respinta dal giudice delle indagini preliminari. Il pubblico ministero della Dda di reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, aveva presentato appello, ma il ricorso è stato dichiarato inammissibile dal Tribunale della Libertà. La difesa di Scajola ha invece presentato una serie di eccezioni per far dichiarare nullo il provvedimento che ha disposto il giudizio immediato.
L’ex ministro è accusato di aver favorito la latitanza di Amedeo Matacena, l’imprenditore ed ex parlamentare del Pdl da un anno latitante negli emirati arabi. Il collegio giudicante, presieduto da Natina Pratticò, si è espresso sulla richiesta di nullità dopo due ore di camera di consiglio rigettando le tesi della difesa. Si procederà con il rito avviato oggi.
Prossima udienza, il 6 novembre - Rinvio concesso alla difesa per integrare la documentazione in possesso dei legali di Scajola con gli atti disposti dalla procura distrettuale antimafia. Secondo le indagini della Dia l'ex ministro, arrestato a maggio insieme ad altre 6 persone tra cui la moglie di Matacena, si sarebbe attivato per favorire la latitanza dell’ex parlamentare del Pdl. L’imprenditore reggino, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, è latitante a Dubai, negli Emirati Arabi. Secondo gli inquirenti sarebbe stato ordito un piano per consentire il suo trasferimento in Libano.