E’ saltata ancora una volta l’ipotesi di un accordo tra l’amministrazione comunale ormai uscente e l’imprenditore catanzarese Noto in merito alla vicenda conosciuta come Icom. In mezzo c’è un risarcimento di circa venti milioni di euro, una cifra imponente che potrebbe ridurre sul lastrico un comune, quello di Lamezia, in già evidente stato di difficoltà. In estrema sintesi, l’oggetto del contendere è la richiesta di risarcimento che l’imprenditore chiede per non avere avuto il permesso di costruire un centro commerciale su via del Progresso dopo avere investito nell’acquisto del terreno.

La prossima udienza è fissata per il 24 aprile, la sentenza arriverà a maggio inoltrato. Gianni Speranza prima di lasciare il testimone ha voluto rendere noti tutti i passaggi della vicenda, sottolineando come i tentativi per arrivare ad un compromesso siano  falliti. Dai 54 milioni di euro chiesti dai periti del Tar, si è arrivati ora a 20 milioni di euro. Si è proposto anche di inserire nel nuovo psc una modifica sull’area dell’investimento o di dilazionare il pagamento del risarcimento all’interno del piano decennale di rientro. Noto avrebbe risposto sempre picche proponendo al Comune di vendere alla Cassa Depositi e Prestiti qualche bene comunale per ottenere la liquidità necessaria.

Insomma, un braccio di ferro che stenta a terminare. «La mia unica colpa – ha spiegato Speranza – è stato il diniego a costruire. Un no dato dopo la mancanza di prese di posizione fino ad allora tenuta dalla gestione commissariale».  Non bisogna però trascurare le manifestazioni di piazza di quegli anni, quando in tantissimi protestarono contro l’eventualità che nascesse un centro commerciale in via del Progresso asserendo che il commercio cittadino sarebbe morto. Cosa, tra l’altro, avvenuta comunque.