«Berlusconi è morto da più di un anno e mezzo. Si diceva che Forza Italia litigava con la magistratura perché chiedeva l’impunità per Berlusconi e oggi che lui non c’è più si vede bene che la giustizia è ancora più divisiva di prima. Quindi non era il problema Berlusconi, che continua a essere in qualche modo perseguitato, il problema era la giustizia». E questo è soltanto l’incipit del prologo all’intervista che Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato, ha concesso in esclusiva a Perfidia nella puntata speciale del talk politico di LaC condotto da Antonella Grippo.

Gasparri non è mai stato tenero nei confronti di un pezzo di magistratura che considera «politicizzata: la giustizia va liberata dal condizionamento politico, che non c'è solo un problema di separazione delle carriere ma di disintossicazione». Il senatore forzista considera «eversivo» l’atteggiamento dei giovani magistrati che hanno scelto di protestare contro il governo durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario: colpa, a suo dire, di «cattivi maestri li hanno portati a un atteggiamento di contestazione delle altre istituzioni, del Parlamento, del Governo. Credo che li abbiano avvelenati».

Grippo sollecita il politico sul caso Almasri: ci sono state sciatterie? «La prima – risponde Gasparri – l'ha fatta la Corte Penale Internazionale, quella che per esempio vuole arrestare Netanyahu che è il capo d'Israele, questo per dire la credibilità zero di questo organismo. La situazione è contorta ma, se ho capito bene, per la Corte Penale Internazionale questo libico quando stava in Germania poteva non essere arrestato perché aveva il bollino blu come la banana, cioè una pericolosità attenuata. Poi arriva in Italia, scatta il bollino rosso e viene arrestato. Ora, se è un torturatore, massacratore, stupratore, lo è diventato arrivando in Italia o lo era già prima? Io trovo che la condotta della Corte Penale sia stata discutibile. E poi è la magistratura che lo arresta e lo scarcera, non il Governo».

Per Gasparri il Governo non ha nulla da rimproverarsi, semmai si chiede «chi muove l’avvocato Li Gotti», giurista originario del Crotonese e autore della denuncia che ha portato all’apertura dell’inchiesta sul comportamento dell’esecutivo Meloni sul caso Almasri.

«Io l'ho conosciuto in Parlamento – spiega il senatore – stava con la sinistra, poi con Di Pietro, è andato al governo con Prodi, poi che da giovane fosse stato altrove (Li Gotti ha un passato nella destra, ndr), non lo so, è un problema suo aver cambiato idea ma è un suo diritto». Gasparri si chiede: «Da dove viene? Perché fa questa denuncia? Era scomparso? Da quanti anni non si sentiva Li Gotti?». Altra domanda che ricalca quelle sollevate dalla stampa di centrodestra è «com’è stato ingaggiato Li Gotti da personaggi come Buscetta e Brusca? Cioè, Buscetta era in carcere: immagino che siano le strutture che lo hanno in detenzione che gli suggeriscono l'avvocato. Quindi, l'avvocato Li Gotti era in contatto con apparati che ne favorivano l’individuazione per la sua competenza giuridica? O Buscetta, colpito dalla fama forense di Ligotti, ha detto “voglio Ligotti”?».

Nuovo capitolo: riforma della giustizia. Per Gasparri l’aspetto più importante della riforma non è tanto la separazione delle carriere ma il Consiglio superiore della magistratura scelto a sorteggio, «perché adesso si formano delle correnti dal punto di vista dei partiti: si crea uno scambio, poi le correnti si dividono le Procure, questo si sa».

Il sorteggio è un modo per attenuare questo meccanismo, «perché la formazione sarà, tra persone che hanno i requisiti, un po' casuale. Poi si potrebbero formare lo stesso delle consorterie, dei gruppi, dei comitati, però c'è il sorteggio». Altro problema è «l’automatismo della carriera: che tu sia bravo o sia fesso, arriverai al grado di Cassazione comunque. Anche se hai sbagliato 10, 12, 20 indagini».