Il senatore Antonio Caridi ha appena fatto il suo ingresso in Forza Italia ed è già vice coordinatore del partito. Nomina che ha provocato diversi “distinguo” in un partito che, come dimostrato da quanto avvenuto in Consiglio regionale con l’elezione di Morrone presidente della Commissione di Vigilanza e con le nomine dei coordinamenti provinciali, non attraversa un periodo di grande salute.

 

Senatore come matura la sua decisione di aderire a Fi?

 

“Sono stato sempre nel centrodestra e con il Pdl sono stato eletto in Parlamento. C’è stata una breve parentesi all’interno del Nuovo centrodestra al quale ho aderito insieme a tutti i senatori calabresi per provare a fare qualcosa di buono per la nostra Regione. Dopo pochi mesi di governo, però, e vista la scarsa attenzione del governo per la Calabria, ho deciso di uscire dal partito proprio mentre avveniva l’approvazione della legge di stabilità”.

 

Si dice che a spingere per il suo ingresso sia stato il capogruppo Romani…

 

“I rapporti con Romani sono stati e sono ottimi. E’ da lungo tempo che partecipo alle riunioni di Fi per lavorare a una strategia comune. Il Gal, gruppo al quale ero iscritto, è espressione del centrodestra. E’ stato un percorso naturale, favorito anche da buoni rapporti personali con Berlusconi”.


E’ vero che a un certo punto stava per entrare da coordinatore regionale al posto della Santelli?

 

“A me interessava e interessa lavorare solo nell’interesse del partito e dare un contributo sia a livello regionale che nazionale. Non mi interessava la postazione, ma l’idea di un partito aperto che guarda agli interessi dei cittadini ed è vicino agli amministratori”.

 

Il suo non è l’ingresso di un singolo. Con lei entra in Fi un gruppo politico e soprattutto a Reggio la cosa si è fatta notare con tensioni nel gruppo in Consiglio comunale...

 

“Per mia abitudine le critiche non costruttive cerco di non ascoltarle mai. Oggi mi piace solo pensare che il gruppo comunale è arrivato ad otto consiglieri e ne ha più del Pd. Le beghe interne o le contrapposizioni non mi interessano. Occorre pensare ad un partito aperto e in grado di aumentare i propri consensi”.

 

Anche in Consiglio regionale si sono registrati momenti di panico. Sulla nomina di Morrone sono volati gli stracci e qualcuno punta l’indice contro la Santelli…

 

“Le responsabilità non possono essere solo della coordinatrice, ma appartengono a tutti i dirigenti. Non è attaccando il coordinatore che si risolvono i problemi. Anzi credo che la Santelli abbia l’esperienza necessaria per mettere insieme le varie esperienze con il contributo dei vice coordinatori”.

 

La riunione con i consiglieri regionali però è stata sconvocata. Troppa tensione?

 

“Lunedì c’era alla Camera la relazione di Alfano dopo gli attentati di Parigi e giustamente la coordinatrice ha voluto essere presente. E’ chiaro comunque che serve un chiarimento tra i consiglieri regionali per ripartire con una opposizione vera e forte. Anche da questo punto di vista sono fiducioso: ci sono in Consiglio le personalità giuste per ricreare l’unità”.

 

A Reggio non c’è ancora il coordinamento provinciale. Come si esce dall’impasse?

 

“Per adesso rimane l’interim della Santelli. Poi ci sono i suoi vice, io e Nino Foti, che l’aiuteranno nella costruzione di un partito forte, come è avvenuto con l’allargamento del gruppo consiliare a palazzo San Giorgio. Poi vedremo chi potrà guidare il partito attraverso un confronto con la coordinatrice. E’ importante che venga scelta una personalità che conosce bene il territorio e possa avviare un confronto con gli amministratori.
Concordo con Foti quando dice che il partito non è quello di una volta. Non esiste più la Fi che prendeva il 35% solo per il nome di Berlusconi e con le liste bloccate. Adesso serve impegno sul territorio e capacità di attrarre consenso. Bisogna chiudere con le polemiche e rilanciare il partito valorizzando chi ha ben lavorato sul territorio. Credo che il presidente della Provincia Raffa, ad esempio, debba avere un ruolo importante nel partito”.

 

In che rapporti è con Scopelliti?


“La mia origine politica è diversa dalla sua, ma con lui ho diviso percorso 13 anni di storia, riconoscendogli la leadership regionale. Dopo le note vicende, lui ha intrapreso percorso politico diverso con la Fondazione Azione Nazionale. Rimane una risorsa per il centrodestra calabrese”.

 

Riccardo Tripepi