Il riconfermato deputato chiama a raccolta forzisti e simpatizzanti in Piazza Duomo. Dure parole contro i dem e contro la gestione della città: «Reggio è allo sbando»
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Più che un brindisi conclusivo della campagna elettorale, vinta, un brindisi augurale. Per l’immediato futuro. Per espugnare Palazzo San Giorgio, e completare il filotto che dal governo nazionale, passa per la Regione, e colora di azzurro anche il Comune e la Città Metropolitana di Reggio Calabria. Francesco Cannizzaro chiama l’adunata a Piazza Duomo, con il duplice obiettivo, di riempire la piazza mostrando la voglia di riscatto per la città del centrodestra, e quindi per dimostrare che non servono i big nazionali (naturalmente il riferimento è al Partito democratico), e soprattutto non bastano le passerelle, per portare in piazza gli elettori. Serve «testa e cuore», e servono per lui «idee e progetti» che già nella passata legislatura, sottolinea dal palco, ha messo a disposizione della città con i famigerati emendamenti per Porto e Aeroporto.
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Sul palco anche Occhiuto
Per dare forza alla sua iniziativa porta con sé, sul palco del comizio, anche il presidente della Regione Roberto Occhiuto, che non si sottrae, anzi ci mette anche il carico nei confronti dell’amministrazione comunale che, nel suo ragionamento, è incapace di capire le opportunità che le sta offrendo la Regione. Occhiuto cerca quindi di fare breccia nel cuore dei reggini, tornando ad auspicare per sè, al termine del suo mandato, la cittadinanza onoraria. Un desiderio che è anche una sfida e un impegno che sa potrebbe ritorcersi contro.
Cannizzaro: «Reggio è allo sbando»
Per il riconfermato deputato «Reggio è allo sbando», una città che «purtroppo non sorride più». «Non ci stiamo più, perché da quando questo comune è stato commissariato, per volontà della sinistra undici anni fa, non c’è stato un indicatore sociale, culturale, economico, che abbia alzato l’asticella. Una città che sembra una mulattiera, in cui il sindaco esulta se viene tappata una buca o ripristinata una lampadina in qualche quartiere. Una vergogna».
Per questo chiama a raccolta i suoi per mettersi al lavoro, per mettere nero su bianco una trentina di punti al massimo su cui fondare il programma per le prossime elezioni comunali. «Siamo già pronti a far risorgere Reggio. L’abbiamo dimostrato. «Se fosse per Falcomatà, Irto, Oliverio – aizza la folla – questa città chiuderebbe e Reggio sarebbe ridotta a succursale della Calabria. E poi fanno venire qui il segretario nazionale Enrico Letta per dire che da qui parte la riscossa del Partito democratico, ma andate a quel paese, vergognatevi, ridicoli, non vi crede più nessuno. Avete preso solamente i voti di apparato, delle partecipate e quelli clientelari delle persone bisognose. Ma poi la stragrande maggioranza degli elettori ha capito e ci ha votato in massa».
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