Perfidia di nome, ma anche di fatto considerato che il clima da campagna elettorale non ha risparmiato nessuno degli ospiti di Antonella Grippo. In studio la senatrice Sandra Mastella (Stati Uniti d’Europa) e la responsabile dell’anticorruzione in Calabria Ersilia Amatruda (Fdi). In collegamento Pasquale Tridico (M5s) ed Elisabetta Piccolotti (Avs). Tutti candidati per un posto a Bruxelles, meno quest’ultima. Poi il gran finale, con l’intervista a Carlo Calenda che si è ritrovato al cospetto del Diablo e delle sue insidiose domande. Insomma, tanta carne al fuoco cotta a fiamma lenta ma su una griglia incandescente già di suo.

“Te lo faccio vedere chi sono io” è il claim della puntata, scelto in omaggio alle lotte intestine tra coalizioni dove ognuno vorrebbe impallinare il suo compagno di viaggio. Mastella parte subito con una puntura, probabilmente rivolta a Giorgia Meloni-detta Giorgia e ad Elly Schlein: «Io andrò in Europa, loro? Renzi andrà in Europa, loro?». Sfruttando le pillole di Pierferdinando Casini, che tesse le lodi della Democrazia Cristiana, coglie l’occasione per criticare il rapporto eletto-elettore che nel tempo è evaporato a causa delle preferenze bloccate.

Leggi anche

Le larghe intese che non ci sono

Amatruda prova un dribbling, poi si abbandona alla verità: «Grande stima per Giusy Princi (Forza Italia), abbiamo lavorato assieme, ma un conto è la vita amministrativa, un’altra quella politica e la mia tradizione è quella per la quale oggi competo». Ergo: ci vediamo alle urne. Rivendica con eleganza il lavoro svolto all’anticorruzione («Con la mia squadra l’ho ricostruita da zero, ma non sono né uno sceriffo e né un poliziotto») e gonfia il petto («A me piace vincere, non è porto avanti una candidatura di servizio e se non vinco resto in campo»).

Elisabetta Piccolotti snocciola i temi tanto cari ad AVS: lavoro, transizione ecologica e pace. Perfidia la stuzzica sul PD e sulla posizione di Elly sul Job-act. «Non ha funzionato - ribatte la parlamentare di Sinistra Italiana - la controprova sono gli stipendi bassi che non crescono mai. La segretaria, pertanto, ritengo stia facendo i conti con la realtà e non credo che sia stritolata da una tenaglia. Siamo per una larga coalizione con loro e con il M5S, ma per far sì che regga e che non venga tentata da accordi col centrodestra c’è bisogno che sia forte e indipendente». Una perfidia in piena regola, una stoccata a Renzi che innesca un botta e risposta niente male con Mastella.

Pro Life e diritto all’aborto

Nel frattempo la conduttrice getta nella mischia il tema della presenza dei comitati Pro Life nei consultori e della contestazione nei confronti del ministro Roccella. «La vita va salvata e il tentativo di convincere chi vuole interrompere la gravidanza va fatto sempre, perché la dignità parte dal feto» sostiene Amatruda che stigmatizza le rimostranze. Di parere contrario Piccolotti che snocciola numeri e parla di Governo bigotto: «In Italia abortire è praticamente impossibile nelle regioni di centrodestra, tutti sono obiettori e la Calabria è un caso eclatante. Siamo dinanzi alla privazione di un diritto delle donne, è evidente». La discussione si riscalda e Perfidia va a nozze.

Mastella sta ovviamente al centro e offre posizioni moderate, anche se poi si sbilancia tutta a destra: «È un tema che tocca le coscienze, io sono contro l’aborto ma non condanno chi sceglie di effettuarlo». Tocca a Tridico entrare a gamba tesa, rimarcando come il M5S invece strizzi l’occhio alla sinistra: «In Italia c’è un tentativo ideologico di spostare nel pensiero temi su cui il Paese si è già espresso - sentenzia - mentre in Francia si discute di inserire in Costituzione tale diritto. Ecco perché dobbiamo avere l’Europa come modello».

L’eredità del Partito Comunista e le nuove forme di corruzione

L’ex presidente dell’Inps si scatena sull’autonomia differenziata («È la secessione dei ricchi dai poveri, del Nord dal Sud») e spera che dalle Europee venga recapitato un messaggio al Governo «così che vada a casa». Poi un’ammissione da lacrimuccia sul viso: «Se fossi vissuto negli anni in cui c’era Berlinguer, il Partito Comunista Italiano sarebbe stato il mio schieramento. All’epoca poneva gli stessi temi che poniamo noi oggi, come la questione etica. La sinistra si è evoluta e nessuno ne ha l’esclusiva eredità».

Amatruda fa un distinguo: «Nella Prima Repubblica la corruzione era per i partiti, oggi è ad personam. Ecco perché servono delle regole di ingaggio certe». Il battage mediatico si alimenta con il caso Toti in Liguria e con le modalità con cui la Procura è intervenuta, infine scivola sul Reddito di Cittadinanza che conduce all’ingresso in scena di Carlo Calenda.

Le perfidie del senatore di Azione

Il leader di Azione, che in Calabria sta facendo incetta di sindaci in provincia di Cosenza, non si risparmia. «Con Renzi ho già dato, è un opportunista. Ero l’ultimo a pensare di potersi fidare di Matteo, invece prendo atto che sono il penultimo e questo mi consola. Devo farvi i complimenti per la grafica della puntata - rflette a voce alta -. È davvero azzeccato associare la politica al wrestling, perché le liti sono tutte una finta, vogliono che il cittadino pensi che se le diano di santa ragione, ma non è vero nulla. Non c’è nessuno che sa fare accadere niente, ormai la politica è intrattenimento».

Ce n’è anche per Salvini. «Se io sto in Senato, un italiano deve pretendere che sia preparato e che non faccia come l’altro Matteo che annusa i prosciutti e ammicca alle mucche. Conte? Sta bene con tutti, è la sua pochette: calza a pennello con la destra e con la sinistra, con Trump e con Biden. Schelin invece è il “ma anche”». Infine la confessione laica al Diablo, le forche caudine di Perfidia a cui nessun big ospite di Grippo può sottrarsi.

È possibile rivedere l'intera puntata di Perfidia su LaC Play.