A poche ore dalla presentazione ufficiale delle liste che concorreranno al rinnovo del Consiglio regionale della Calabria, a sostegno dei quattro candidati in lizza per la poltrona di Presidente, si possono tirare le somme di come le coalizioni in campo hanno interpretato il sentimento di rinnovamento che anima la Calabria. Un rinnovamento che c’è stato in parte, e che va ricondotto anche a quella che è l’aspettativa dei partiti.

La Calabria d’altra parte è l’unica regione chiamata al voto in questa tornata elettorale, ed è l’ultimo rilevante test elettorale prima dei grandi appuntamenti segnati nell’agenda della politica italiana, che entro della fine dell’anno dovrebbe veder compiuto l’iter di formazione della federazione di centrodestra, e di lì a poco eleggere il nuovo presidente della Repubblica.

In Calabria, la partita forse più importante la gioca Forza Italia, di cui molti vedono all’orizzonte la dissoluzione. Ecco perché sembra rafforzarsi l’asse con la Lega di Matteo Salvini, suggellato con la proposizione del ticket Occhiuto-Spirlì, in contrapposizione a Fratelli d’Italia che accresce sempre di più il suo appeal tra gli elettori, diventando una forza “amica” da arginare. In quest’asse sembra metterci il naso anche Italia viva, interessata a discostarsi dalle posizioni del Partito democratico, per aumentare il raggio d’azione dell’area dei moderati, che in parlamento avrebbero un importante peso specifico soprattutto in proiezione della elezione del nuovo presidente della Repubblica e la fine dell’esperienza del governo Draghi. Non si spiegherebbe altrimenti la mossa di Ettore Rosato in Calabria che prende le distanze dal Pd spingendo, in silenzio, verso l’affermazione di Occhiuto (da notare – tra le altre cose - come tra i candidati del centrodestra nel reggino figuri tra le fila di Coraggio Italia il responsabile provinciale di Italia viva).

La Lega dal canto suo lavora per ritrovare un’affermazione, non solo elettorale, in un territorio dove dall’exploit delle europee del 2019, ha registrato un calo costante di consensi tra veleni interni e abbandoni. In tal senso questa tornata elettorale sarà una cartina di tornasole che renderà conto anche del gradimento del Carroccio che questa Regione l’ha guidata – seppur in una condizione di emergenza – per un anno con un non eletto che non si sottoporrà al giudizio degli elettori.

Partiti come l’Udc, poi, cercano di riproporsi – dopo il per certi versi inaspettato successo delle scorse regionali – presentando “nuovi volti” (Flora Sculco) che vengono da vecchi percorsi familiari e incamerando campioni di voti come Baldo Esposito che viene dall’affermazione nella Casa delle libertà.

Insomma, anche attraverso le elezioni calabresi – di cui in realtà importa poco a livello nazionale – si potranno decidere futuri riposizionamenti, con i partiti pronti a dire la propria in virtù del risultato finale della competizione elettorale.

Lo stesso potrebbe dirsi anche per Luigi de Magistris che esce dall’esperienza napoletana politicamente non proprio in maniera brillante. La Calabria e un suo risultato personale, potrebbero rappresentare un biglietto da visita lusinghiero da mostrare ai tavoli romani all’interno di un ragionamento di alleanze più ampie con il centrosinistra.

Centrosinistra in cui il Pd, anche attraverso la politica del “ricandidamo tutti sotto le insegne dem” – prova a giocare la carta del pigliatutto – ed il Psi ripropone il garofano in una battaglia più politica che elettorale per capire quanto ancora il simbolo sia attrattivo e possa incidere attraverso l’auspicato consenso