Il contratto stipulato dopo la nomina non teneva conto delle leggi sulla spending review, così al manager sono andate decine di migliaia di euro più del dovuto. In due anni nessuno ha recuperato il denaro, adesso ci riprova la Giunta (ASCOLTA L'AUDIO)
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Giovanni Forciniti, grazie al posto da direttore generale di Calabria Lavoro, ha guadagnato più soldi di quanti gliene sarebbero spettati. Se sulla legittimità delle procedure che hanno portato alla sua nomina, oggi nel calderone dell'inchiesta Passepartout, bisognerà attendere la pronuncia dei giudici, è già assodato invece che i compensi fissati per il dg nel contratto siglato con la Regione a marzo del 2018 erano superiori a quelli previsti dalle norme in vigore nella stessa Regione da diversi anni prima del suo arrivo. Tant'è che pochi giorni fa è (ri)partito verso la sede di Calabria Lavoro un diktat: recuperare le somme extra non dovute, che per il solo 2018 sfiorano i 30mila euro.
Un esperto di motori a occuparsi di lavoro
L'arrivo di Forciniti ai vertici dell'agenzia regionale aveva suscitato più di una perplessità e parecchio malumore tre anni or sono. Le prime erano figlie dei trascorsi dell'allora neodirettore, che aveva parecchia esperienza nel mondo della politica (già sindaco di Mirto Crosia, poi assessore provinciale ai Trasporti quando Oliverio regnava in piazza XV marzo a Cosenza) e in quello dei motori (presidenza all'Aci e di Assonautica) ma nessuna nota in quello del lavoro. Quanto al malcontento, si era registrato soprattutto nella maggioranza che lo aveva scelto, con la componente reggina – storica detentrice del feudo Calabria Lavoro - del centrosinistra indispettita dall'eccessiva “consentinizzazione” dei posti che contano da parte del governatore sangiovannese.
I dubbi sulla bontà della nomina erano aumentati dopo le denunce dei sindacati sulla gestione dei premi di produttività (non approvati dall'Oiv eppure erogati) e, soprattutto, l'apertura dell'inchiesta Passepartout, che tra i suoi numerosi filoni ne ha uno con protagonista proprio l'incarico ottenuto da Forciniti. Secondo gli inquirenti, l'ex sindaco di Mirto Crosia avrebbe beneficiato di un ingiusto vantaggio patrimoniale grazie al dirigente Fortunato Varone e al presidente Mario Oliverio.
La spending review dimenticata
La sua candidatura, infatti, era una di quelle inizialmente bocciate dalla commissione chiamata a individuare il manager che avrebbe guidato l'azienda regionale nei successivi tre anni. Il motivo? Il favoritissimo – i bookmakers davano quasi per scontato il suo successo da settimane – Forciniti sosteneva di padroneggiare l'inglese alla perfezione, senza allegare documenti che lo dimostrassero.
L'inattesa riapertura della procedura, su indicazione di Varone, gli aveva permesso di integrare la prima domanda respinta con un attestato conseguito a tempo di record presso un'università telematica, decisivo per fargli superare la concorrenza degli altri candidati. E così Oliverio gli aveva assegnato la poltrona. Ambita quanto (troppo) ben retribuita: quasi 135mila euro per il solo 2018, riporta il suo contratto. Con buona pace di due leggi regionali sulla spending review, rispettivamente del 2010 e del 2012, che avevano stabilito da anni inequivocabilmente per qualsiasi dg di Calabria Lavoro un tetto salariale massimo inferiore di decine di migliaia di euro.
Quasi 30mila euro di troppo
In Cittadella se ne è accorto nel 2019 il Dipartimento Lavoro, che – si legge negli atti – il 19 settembre dello stesso anno aveva chiesto «il recupero della somma erogata in più, la modifica del contratto individuale e la rimodulazione del compenso relativo». Era emerso, infatti, che «con riferimento al compenso del direttore generale dell’ente strumentale, non è stata applicata la misura di razionalizzazione delle spese degli enti sub-regionali e delle società partecipate». Arrivati quasi a Natale del 2020, però, non risultava «pervenuto nessun provvedimento relativo ai limiti di spesa di Azienda Calabria Lavoro». Il carteggio è ripreso poco dopo, con il Settore Vigilanza Enti, Società e Fondazioni che a febbraio di quest'anno ha chiesto nuovamente di «procedere al recupero delle somme indebitamente percepite dal direttore generale dell’ente nell’anno 2018, nonché di quelle somme eventualmente percepite in eccedenza nell’anno 2019». Per il solo 2018, questo il calcolo fatto negli uffici regionali, a Forciniti sono andati 28.635,54 euro più del dovuto.
Adesso la patata bollente la ha in mano la politica. Spetta all'esecutivo regionale, infatti, attivarsi per ovviare al mancato riscontro delle richieste avanzate invano finora dal dipartimento vigilante, che ha segnalato il problema a Spirlì e colleghi affinché provvedessero. La Giunta, quindi, su proposta di Fausto Orsomarso «ha disposto la riduzione dei trasferimenti a carico del bilancio regionale operati a favore di Azienda Calabria Lavoro, in misura pari alle eccedenze di spesa risultanti dalle verifiche espletate».
giuliani@lactv.it