Dopo che si è allargata l'inchiesta che vede coinvolti anche il consigliere comunale Castorina e l'assessore Delfino, il già candidato a sindaco attacca: «È un'amministrazione pericolosa per la cittadinanza e per la tenuta della democrazia»
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«I confini della vicenda relativa ai brogli elettorali alle ultime elezioni comunali di Reggio Calabria si sono ulteriormente allargati e ancora non si è nemmeno al secondo step, secondo quanto dichiarato dagli inquirenti durante la conferenza stampa. In attesa che le indagini si concludano e l'inquietante scenario si manifesti nella sua interezza, si possono e devono fare alcune considerazioni. Falcomatà, sindaco a sua insaputa, continua ad arrampicarsi sugli specchi mostrando preoccupante confusione e leggerezza». Lo afferma Antonino Minicuci, già candidato a sindaco per il centrodestra.
«"Si tratta di un'attività indagine inerente 7 sezioni e 99 voti. Ciò vuol dire che hanno votato altre migliaia di persone legittimamente. Abbiamo già affrontato situazione analoghe in passato con l'inchiesta Helios all'esito della quale molte posizioni sono state archiviate. Fiducia nella magistratura vuol dire aspettare l'esito di queste verifiche", le allucinanti e grottesche dichiarazioni del primo cittadino. Si scopre così - prosegue Minicuci - che per il Sindaco la democrazia va bene se applicata a una percentuale non meglio definita di cittadini. In realtà, se è lo 0,1 o il 99,9% cambia poco, e i precisi confini dell'abisso in cui l'amministrazione Falcomatà è precipitata si comprenderanno meglio con i successivi step compiuti dalla magistratura. Il significato che regge come un pilastro portante la democrazia e di conseguenza qualsiasi normale attività elettorale, a Reggio si è sgretolato. È stato letteralmente abbattuto. A dirlo chiaramente sono stati gli stessi inquirenti seduti al tavolo della conferenza stampa. Qualcuno dovrebbe informare in merito il primo cittadino, evidentemente ancora all'oscuro di quanto accaduto. La giurisprudenza parla chiaro e non ammette equivoci. In caso di errori (errori tecnici, non brogli figli di un sistema criminoso orchestrato da forze politiche con la volontà di truccare le elezioni in proprio favore) si è tornato a votare nelle sezioni incriminate. Falcomatà però fa finta di non saperlo».
E ancora: «Il sindaco, alla luce di quanto dichiarato dai Procuratori Bombardieri e Dominijanni, non poteva non sapere quanto accadeva e in ogni caso in quanto primo cittadino aveva la responsabilità e il controllo dell'ente. Il sistema criminoso è stato orchestrato, anche questo aspetto forse è sfuggito all'attenzione di Falcomatà, dal primo eletto del centrosinistra nonché capogruppo consiliare del Pd. Il primo cittadino invece che affrontare la realtà preferisce dedicarsi a bizzarri parallelismi e cervellotici calcoli demo-matematici del tutto personali. Falcomatà già da tempo avrebbe dovuto affrontare la situazione, assumersi le proprie responsabilità in quanto primo cittadino e soprattutto perché era informato assieme al proprio staff di quanto stava accadendo, come affermato dagli organi inquirenti. Fatto, quest'ultimo, di una gravità assoluta e che coinvolge direttamente il sindaco. Se un briciolo di dignità nell'amministrazione Falcomatà è rimasta che affiori adesso, al cospetto di una vicenda che mortifica l'intera città e la espone mediaticamente al pubblico ludibrio».
«Le vicende penali e gli illeciti commessi - conclude Minicuci - attengono doverosamente alla magistratura, l'unica ad avere il ruolo di stabilire chi sono i colpevoli e per quale ragioni. Falcomatà però, in modo maldestro, prova a sottacere quello che è l'aspetto politico, e che vede in generale l'attuale amministrazione comunale e in particolare il Pd reggino senza un valido motivo etico, morale e di rispetto verso i reggini per sedere ancora su quelle poltrone. E se un'amministrazione soprassiede su questi aspetti, se ignora il fatto che le elezioni sono state truccate in proprio favore utilizzando i voti di persone decedute e anziani infermi, è un'amministrazione pericolosa per la cittadinanza e per la tenuta della democrazia».