Ambientalisti e movimenti polemizzano con il sindaco Voce («non ha denunciato per tempo»). I dubbi dell’ex parlamentare Barbuto: «Sicuri che non sia un modo per iniziare a scavare prima?»
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
Stupore polemico, soddisfazione e preoccupazione: è ampio lo spettro delle reazioni alla notizia che esistono all’estero discariche in grado di accogliere i veleni della bonifica di Crotone. Eni lo ha sempre negato, fino al pomeriggio di ieri, venerdì 29 novembre. Ed è inevitabile che prevalga l’amarezza in chi sul territorio si batte da anni per portare i rifiuti pericolosi fuori dalla Calabria. Il Comitato Fuori i veleni parla di «teatro dell’assurdo» per la dichiarazioni di Eni Rewind «che in 5 anni ha omesso di avviare la bonifica sostenendo che non vi fossero impianti autorizzati a smaltire i veleni fuori dalla Calabria come imposto dal Paur (Provvedimento autorizzatorio unico regionale)».
Si tratta di «cinque anni persi, che oggi avrebbero consegnato alla città ciò che gli spetta di diritto: un ambiente più sano. Cinque anni senza che nessuno degli Enti locali preposti (Comune, Provincia e Regione) denunciasse lo stallo di Eni Rewind. Né un sollecito, né una diffida, né una denuncia da parte del Comune di Crotone, della Provincia di Crotone e della Regione Calabria che sono rimasti inermi ed in religioso silenzio».
L’elenco delle rimostranze è lungo: il sindaco Vincenzo Voce e il suo «braccio alzato per votare contro la proposta di denunciare Eni Rewind per "omessa bonifica”», tanto per iniziare.
Gli attivisti spiegano che loro, a differenza del sindaco, non avevano bisogno «che fosse Eni Rewind a dichiarare che gli impianti e le discariche ci sono, in diversi Paesi europei. Bastava leggere le relazioni degli Istituti scientifici o anche le mail, pubblicate da Isin ed allegate ai verbali della Conferenza dei Servizi, della Geiger Spa e della Mit Ambiente, che davano disponibilità a trattare i rifiuti in Germania ed anche nei Paesi Bassi, datate 2021». Questi atti, per il Comitato, «cristallizzano la responsabilità di Eni Rewind di mancata bonifica e la intenzione di lasciare i veleni a Crotone con l'avallo di chi in questi anni non ha agito per vie legali come avrebbe dovuto fare».
Un «anno di sceneggiata», quello che sarebbe andato in scena. E «senza le iniziative e le denunce pubbliche del Comitato sarebbe passata nel silenzio una operazione ingannevole e affaristica colossale e Crotone condannata a essere per sempre città dei veleni». Ora, incalza il Comitato, «Eni Rewind deve avviare subito la bonifica nel rispetto della legge» dopo l’annuncio dell’esistenza di «almeno “dieci discariche potenzialmente compatibili con le esigenze del progetto di bonifica ubicate in Svezia, Germania, Austria, Finlandia”».
Le riflessioni investono anche il comportamento del commissario alla bonifica, il generale Emilio Errigo: «Chi lo ha indotto a sostenere la tesi della mancanza di discariche fuori dalla Calabria per cui sarebbe stata necessaria una soluzione in discarica ubicata a Crotone? La risposta a questo interrogativo – ragiona il Comitato – è importante per ovvie ragioni. Per questo sarebbe interessante conoscere il suo pensiero e le sue valutazioni. Siamo sicuri che non avrà alcuna difficoltà o esitazione a farlo».
Se il Fuori i veleni chiede chiarezza, il consigliere regionale del M5S Davide Tavernise esprime soddisfazione e parla di un «punto di svolta fondamentale per questa comunità, che da troppo tempo attende una soluzione definitiva a un problema ambientale di portata nazionale». Punto di svolta giunto «grazie alla perseveranza delle istituzioni locali». Qualche dubbio arriva invece dal M5S locale che affida a Elisabetta Barbuto, ex parlamentare e oggi coordinatrice provinciale del Movimento, una nota in cui si parla di dichiarazioni contrastanti che «in questi mesi si sono rincorse per negare la presenza di tali discariche, magicamente invece comunicate ieri».
«È passato un anno – racconta Barbuto – da quando l’Amministratore delegato di Eni Rewind ci ha ospitato nel sito ex Pertusola per comunicare che le uniche discariche esistenti per lo smaltimento dei rifiuti pericolosi erano in Italia e, guarda caso, una era proprio a Crotone». Dopo l’ordine di modificare il Paur per lasciare i rifiuti in Calabria, la buona notizia lascia in Barbuto un velo di dubbio: le discariche all’estero «non sono nate ieri, ma esistevano già da diversi anni e nelle quali, iniziando Eni la bonifica anni fa, come avrebbe dovuto essere iniziata secondo il decreto del Ministero del 2020 senza tergiversare, magari i rifiuti sarebbero già stati trasferiti».
Il dubbio è che «il tutto non sia solo l’adempimento di una mera formalità per superare l’impasse della richiesta del Ministero che, nel decreto del 1° agosto, prescriveva l’aggiornamento dello scouting da svolgere all’estero per l’individuazione dei siti di destino dei rifiuti prodotti dalle attività di bonifica del Progetto stralcio autorizzato. Eni, infatti, avendo adempiuto al suo compito comunica che inizierà, comunque, le operazioni di scavo nel gennaio del 2025 e utilizzerà l’impianto D15 (a Crotone, ndr) in regime di deposito temporaneo». La perplessità di Barbuto è proprio questa: teme che la comunicazione sulle discariche estere sia un modo per iniziare i lavori il prima possibile lasciando per il futuro il rilascio delle notifiche transfrontaliere, sperando che arrivino entro il maggio 2026 quando «entrerà in vigore il Regolamento Ue 2024/1157 (art. 4.1) che vieta di trasferire rifiuti, a meno che non si dimostri che gli stessi possano essere smaltiti in modo tecnicamente sostenibile nel paese in cui sono stati prodotti».
Barbuto invita più alla prudenza che all’esultanza dopo una «lettura più attenta delle carte».