VIDEO | Giovanni Calabrese esprime grande soddisfazione per l'operazione scattata contro il clan Cordì anche in seguito alle sue denunce. Il procuratore Lombardo lo ha definito un esempio positivo. Il primo cittadino: «Il cimitero? Tutti sapevano che era in mano alla 'ndrangheta»
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La prima reazione arriva dal suo profilo Facebook intorno alle 8 del mattino, con la foto di un’alba sul mare di Locri. Qualche ora dopo la retata scattata a Locri in seguito alle sue denunce, l’animo del sindaco Giovanni Calabrese è a metà tra l’emozione e il sollievo. Il suo ufficio è un viavai di dipendenti e amici, di strette di mano e ringraziamenti. «Denunciare è la cosa più giusta da fare - ha raccontato ai nostri microfoni –. Lo abbiamo fatto costantemente nel corso degli anni dal primo giorno del nostro insediamento in municipio».
Il procuratore Giuseppe Lombardo, a margine della conferenza stampa in quel di Reggio, ha definito Locri e il suo primo cittadino un esempio virtuoso e positivo della lotta alla mafia. «Ringrazio i magistrati e le forze dell’ordine per l’attestato di stima – ha proseguito Calabrese - abbiamo intrapreso un percorso importante denunciando le anomalie riscontrate in tutti i settori non senza timore, memori di quanto accaduto in passato qui a Locri, ma era giusto e doveroso così. Gli arresti di questa mattina rappresentano una liberazione per tutta Locri e per il cimitero cittadino, che qui sapevano tutti essere in mano alla ‘ndrangheta».
Da Calabrese anche un ringraziamento ai cittadini che non si sono tirati indietro, rompendo il muro dell’omertà. «Non sono rimasti indifferenti ma hanno reagito ai soprusi – ha chiosato il sindaco - ormai liberi da quella sudditanza psicologica durata oltre 20 anni».
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