INTERVISTA - Il presidente della Commissione Ambiente torna a pungolare il suo partito alla vigilia dell'Assemblea nazionale del prossimo 7 luglio e del Consiglio regionale del 13 che sarà chiamato ad approvare il rendiconto. Il centrosinistra dovrà serrare le fila dopo le ultime magre figure
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Il Consiglio regionale tornerà a riunirsi il prossimo 13 luglio per approvare, tra l’altro, anche il rendiconto dell’Assemblea. Un atto fondamentale sul quale si misurerà la tenuta della maggioranza. Durante la Conferenza dei capigruppo anche il presidente Nicola Irto è stato chiaro e ha invitato tutti al massimo senso della responsabilità.
Il presidente della Commissione Ambiente Domenico Bevacqua, tra i protagonisti delle precedenti e turbolente seduta, non nasconde gli evidenti problemi del centrosinistra. Bevacqua conferma la sua decisione di sospendersi dal partito e aspetta l’Assemblea nazionale del prossimo 7 luglio prima di chiedere, anche ai nuovi vertici democrat, di accendere i riflettori sulla Calabria.
«Non credo ci siano problemi di tenuta della maggioranza. Vedo più che altro un problema di governo di coordinamento, di mancanza di un coordinamento che funzioni, lavori comprenda eventuali problemi o eventuali divergenze. Poi naturalmente ci sono alcuni colleghi che hanno assunto da tempo posizioni divergenti, come il collega Guccione che ha deciso di mettersi in una posizione di rottura con la maggioranza. Ognuno si assume le responsabilità degli atti che mette in campo e delle azioni che intraprende».
Si vocifera da settimane della creazione di un possibile gruppo autonomo dal Pd al quale starebbero lavorando Guccione e Ciconte. Lei ne sa nulla?
«Se son rose fioriranno. A me non risultano questi movimenti, ma considerando le attuali fibrillazioni del gruppo, si potrebbe anche arrivare a qualche decisione di questo tipo»
Lei è sempre sospeso dal gruppo del Pd?
«La mia è stata una provocazione politica forte e ciò che è successo dopo in Consiglio mi sembra che mi abbia dato ragione. Così come alcune dichiarazioni di importanti esponenti politici, anche in merito al civismo sfrenato, sono andate nel senso delle mie dichiarazioni. Al Pd non può guardarsi come a una forza politica finita, ma come ad un partito importante per il futuro del Paese. Saranno necessari aggiustamenti, ma non può considerarsi finito. Si tratta di ridare forza e vigore alla nostra azione politica ripartendo dallo zoccolo duro dei nostri elettori che non ci ha mai lasciato. Sarà necessario un serio confronto da avviare subito dopo l’Assemblea nazionale del 7 luglio»
Cosa si aspetta da questa Assemblea?
«Spero che sia eletto un segretario al quale chiederò un confronto sulla situazione calabrese»
In ordine ai congressi invece qual è la sua posizione?
«C’è chi dice che sarebbe meglio celebrarlo dopo le elezioni europee e chi prima, magari all’inizio anno nuovo. Condivido questa seconda posizione: stare fermi o affidare il partito a Martina non è la stessa cosa che celebrare un congresso che legittima un nuovo gruppo dirigente. Passaggio che reputo indispensabile per dare messaggi e stimoli nuovi ai nostri militanti e comunità. Per quel che attiene il regionale mi ripeto: è necessario che si continui a ragionare con il metodo dei “quattro amici al bar”. Più di ogni altra serve un gruppo dirigente credibile»
Riccardo Tripepi