Grande delusione a Viterbo per i reduci di Forza Italia che attendevano come il messia Silvio Berlusconi per capire se avesse o meno la forza di resuscitare il suo moribondo partito.
E, invece, complice anche il maltempo (almeno nella versione ufficiale) il Cavaliere è rimasto ad Arcore e proverà con un intervento telefonico a rinviare ancora una resa dei conti che si avvicina sempre di più e rischia di essere assai cruenta. «Silvio Berlusconi non parteciperà di persona ma telefonerà alla convention FI organizzata a Viterbo da Antonio Tajani. Problemi di maltempo che condizionano gli spostamenti in aereo, i motivi  del forfait». Così si legge nel laconico take di agenzia battuto proprio mentre la delusione iniziava a serpeggiare alla convention.


Appena qualche ora prima nella sua villa si è presentata la vicepresidente della Camera Mara Carfagna che era stata esclusa dal programma della convention organizzata da Antonio Tajani. E seppure quest’ultimo aveva provato a correggere il tiro (abbiamo invitato tutti), la Carfagna è andata da Silvio ad esporre tutte le ragioni del proprio malessere.
Il Cavaliere avrebbe provato a tranquillizzarla garantendole un posto in prima fila nel partito anche perché una nuova fuoriuscita, dopo quella di Toti, sarebbe devastante per il partito che è ormai stabilmente sotto a Fdi di Giorgia Meloni.


Nel tentativo di tenersi in equilibrio, dunque, Berlusconi ha deciso di non presentarsi a Viterbo anche per non rispondere alle orde dei questuanti (compresi i delegati calabresi) che si stanno azzuffando per ottenere qualche posto al sole in vista delle prossime regionali. E ha affidato al povero Tajani l’ingrato compito di provare a salvare il salvabile per guadagnare ancora qualche tempo.


La realtà descrive un Berlusconi che ormai ha capito che Fi è finita e che, preoccupatissimo di salvare aziende e interessi di famiglia, sta da tempo lavorando ad un accordo sotto banco con il premier Conte per garantirgli stabilità in cambio di protezione aziendale. E la creazione di Italia Viva da parte di Matteo Renzi sarebbe stata ben vista, se non suggerita, dallo stesso Berlusconi proprio per potere avere il maggiore peso possibile nella gestione delle dinamiche di governo.


In questo quadro si capisce che le dinamiche calabresi sulla scelta del candidato governatore finiscono davvero in ultimi piano, con buona pace del coordinamento regionale e di tutti i suoi sforzi. Per Berlusconi, adesso, la priorità è la gestione dei gruppi parlamentari, mentre gli equilibri per le regionali arrivano in secondo piano. E potrebbero essere anche lasciati alle decisioni di Salvini e Meloni che al momento sono gli azionisti di maggioranza del centrodestra.
Azionisti che se proprio dovessero scegliere un candidato Fi per la Calabria avrebbe il nome di Sergio Abramo e non di Mario Occhiuto. Tanto che mentre le truppe calabresi lasciano Viterbo, che si candida ad essere ricordata come la Waterloo di Forza Italia, le quotazioni del sindaco di Catanzaro salgono vertiginosamente.