Ieri alle 16,40 Silvio Berlusconi è arrivato alla sede di Fratelli d’Italia in via della Scrofa. Il fatto è talmente denso di significati che i cronisti politici notavano Giovanni Donzelli, capo dell’organizzazione del partito meloniano, affacciato dalla finestra del secondo piano, immortalare il momento con il cellulare. Uno dei significati è la testimonianza plastica di chi comanda la coalizione. Un tempo incontri simili si sarebbero tenuti a Palazzo Grazioli o ad Arcore, oggi non è più così. Forza Italia ha commesso un grosso passo falso al Senato ma era chiaro che non si sarebbe spinta oltre sull’affaire Ronzulli.

 Il classico comunicato congiunto diffuso a fine incontro si può condensare nel passaggio in cui Berlusconi e Meloni rassicurano tutti che saliranno uniti al Quirinale. Nessuna spaccatura, insomma, si va avanti uniti. I forzisti non potevano fare diversamente perchè proprio la loro mossa del Senato ha dimostrato a tutti che la coalizione può fare benissimo a meno degli Azzurri. Roberto Occhiuto aveva già previsto tutto e in una dichiarazione pomeridiana a Sky aveva detto che aveva negato qualsiasi ipotesi di rottura. Le indiscrezioni che seguono l’incontro, però, non dimostrano che la Meloni sia una figlia troppo riconoscente. Nel totoministri più accreditato c’è Tajani vice premier ed Esteri; la Bernini al Miur e la Casellati alle Riforme. Tre ministri e nemmeno troppo “pesanti”.

Cresce quindi l’insoddisfazione nel partito e calano drasticamente le quotazioni dei forzisti calabresi che speravano, visto il risultato regionale, di strappare qualche posto di sottogoverno. Sono in tanti da dover accontentare e Forza Italia sembra avere pochi margini di manovra e lo spettro del Terzo Polo che gli aleggia intorno. In queste condizioni tenere compatto il partito rischia davvero di essere uno sforzo titanico.