L’esponente dem di Catanzaro si chiede a chi convenga trasformare il partito calabrese in una scatola vuota senza nessuna possibilità reale di analisi e confronto
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«Correva l’estate del 2016 quando un raggiante Ernesto Magorno dichiarava: “Prende vita oggi il programma di rigenerazione del Partito su base regionale. L’assemblea regionale sarà un evento straordinario”. E così fu, un evento tanto straordinario che non si ripeté, se non per fare da comitato di celebrazione e d’accoglienza per vip del Nazareno, nonostante lo Statuto del Partito democratico regionale preveda la convocazione in via ordinaria dell’assemblea ogni 3 o 4 mesi e una relazione annuale del segretario sullo stato di attuazione del suo progetto politico, delle quali saremmo stati in questi due anni ben lieti di discuterne.
La soluzione, si sa, è stata sfilare dal sito web del partito il testo dello Statuto e l’elenco dei componenti di questa fluida assemblea regionale il cui presidente Peppino Vallone è stato relegato al ruolo di passacarte di modo che possa essere meno oberato e svolgere a pieno regime la sua attività di turista in un partito crotonese depauperato sulla via del subappalto agli Sculco.
Per non parlare della commissione regionale di garanzia, organo a cui compete di vigilare sulle regole del partito, cioè sull’applicazione degli statuti e dei regolamenti che non sono null’altro che l’insieme di principi che danno ordine al nostro vivere partitico. Ecco, la commissione presieduta da Salvatore Perugini non pare essersi mai riunita e a fronte dell’inoltro di un mio ricorso, da gennaio è in piena tanatosi.
Un partito svuotato e bloccato, era questo il progetto del segretario scaduto Magorno, oggi leader di un Campo Nuovo invecchiato precocemente dopo una ondata di briosi comunicati stampa?
Orbene, di tutto questo il segretario provinciale di Catanzaro Gianluca Cuda ha fatto tesoro rappresentando a pieno l’emblema dell’assenza di etica della parola data.
Qualche aneddoto: a gennaio, nella prima direzione provinciale, aveva annunciato la segreteria provinciale “in 24/48 ore” e i congressi cittadini a Lamezia e Catanzaro “entro giugno”, così come aveva annunciato le dimissioni dalla struttura della Provincia avvenute, pare, solo di recente, nonostante risulti dal sito web ancora “responsabile rapporti enti locali” dello staff del presidente; verba volant, conflitto di interessi manent?
Intanto dell’assemblea provinciale del Pd non si conoscono i membri e la commissione di garanzia più che un organo tecnico-giuridico è alla prova dei fatti più assimilabile al club dei filosofi dilettanti di Alexander McCall Smith.
Non solo, in più occasioni il segretario provinciale, forte del suo 95% dei consensi, ha tuonato contro chi dal partito entra ed esce, soprattutto in occasione degli appuntamenti elettorali. Lodevole e in linea con lo statuto del Pd che vieta per due anni di tesserare chi si è candidato in liste, anche civiche, opposte a quelle del Partito democratico, ma alla prova dei fatti, di fronte ad un mio specifico ricorso, Cuda si è ben guardato dall’assumersi uno squarcio di responsabilità politica sostenendo ciò che continuava a paventare nelle note stampa, nelle interviste preconfezionate e davanti alle telecamere.
Ripartire, tuffarsi nei territori è il leitmotiv che Cuda continua a propinarci come fosse una pratica di training autogeno, ma alle ultime elezioni amministrative della provincia di Catanzaro non pare abbia fatto nessuna iniziativa (ogni smentita è ben accetta), salvo poi congratularsi all’ultima direzione per l’elezione di sindaci vicini al Pd che, sono sicura, se direttamente interpellati, dubiteranno, come me, della stessa esistenza del Pd provinciale fatto di slogan e annunci».
Alessia Bausone, Pd Catanzaro