«Ieri, nella prima seduta di Consiglio regionale, attraverso proposte puntuali, abbiamo esortato la presidente Santelli a una maggiore condivisione: oggi, rivolgiamo a Roma le richieste di competenza nazionale, anche per sopperire alle lacune di una governance regionale avviluppata nella confusione. Il caso, finora, ci ha dato una mano ma, se non ne approfittiamo, sarà una tragedia. La Calabria ha disposizione un tempo breve per alzare una diga idonea rispetto alla possibilità di una diffusione dell’epidemia e approntare le contromisure preventive: non può, però, farlo se viene lasciata nella paralisi. Ecco perché chiediamo con forza al Governo nazionale la cancellazione immediata del nefasto Decreto Calabria (D.L. 35 del 2019) e la contestuale eliminazione del commissariamento sanitario».

È questa la richiesta comune che avanzano i consiglieri regionali del Pd, Mimmo Bevacqua (capogruppo), Nicola Irto (vicepresidente dell’Assemblea Legislativa), Carlo Guccione, Libero Notarangelo e Luigi Tassone.

«La Calabria – prosegue il gruppo consiliare Pd – intende operare con piena assunzione di responsabilità e non può restare inchiodata alle impossibilità prodotte da una catena di comando schizofrenica e da piani di rientro disastrosi. Facciamo un appello alla delegazione governativa del nostro partito affinché si metta mano senza indugio a una situazione insostenibile. È inutile che il Ministero della Salute emani nuove linee di indirizzo organizzative per i servizi ospedalieri e territoriali: qui manca tutto. Non abbiamo un numero sufficiente di strutture ospedaliere, non abbiamo posti in terapia intensiva, non abbiamo ventilatori polmonari, non abbiamo mascherine e dispositivi di protezione individuale, non abbiamo uno straccio di assistenza territoriale: se lo tsunami abbattutosi in Lombardia dovesse verificarsi nella nostra regione, sarebbe una strage sicura. Non possiamo affidarci alla buona stella: la Calabria è Italia e va trattata come tale, attraverso l’adeguata fornitura di tutte le attrezzature necessarie a fronteggiare quella eventualità che nessuno può escludere. Siamo stanchi di essere considerati figli di un dio minore. Il Commissario nazionale delegato all’emergenza, Domenico Arcuri, è un calabrese: non può non essere al corrente delle fragilità della nostra terra. Non chiediamo privilegi: pretendiamo diritti”.