L’operazione Basso Profilo ha provocato un autentico terremoto politico e diviso gli schieramenti anche in ordine alle reazioni dopo il coinvolgimento del segretario nazionale dell’Udc Lorenzo Cesa e l’arresto dell’assessore Bilancio Francesco Talarico.

Gasparri (Fi): «Accuse lunari»

Dal centrodestra è una pioggia di solidarietà. Il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri parla di accuse lunari. «Esprimo solidarietà ed amicizia a Lorenzo Cesa. A pensar male si fa peccato ma spesso si dice la verità. E io di questa inchiesta ad orologeria penso davvero tutto il male possibile, mentre invece penso bene di Lorenzo Cesa che deve reagire con l'orgoglio della verità e della serietà ad accuse che francamente appaiono lunari».
Certo dell'innocenza dell'esponente Udc anche Raffaele Fitto, co-presidente del gruppo europeo ECR-Fratelli d'Italia, che in un tweet ha scritto: «Sono vicino all'amico Cesa, sono certo che riuscirà presto a dimostrare la sua totale estraneità ai reati che gli vengono contestati».

Spirlì ringrazia Gratteri e difende l'assessore

Anche il presidente della giunta ff Nino Spirlì (Lega) è intervenuto sull’inchiesta. «Sono profondamente colpito. Conosco l’assessore Talarico come persona dedita all’incarico affidatogli dal presidente Santelli. È un uomo mite, di grande disponibilità nei confronti dei calabresi. Mi auguro che possa, nei tempi più brevi, provare la sua totale estraneità alle accuse che gli vengono contestate. Allo stesso modo, non posso che ringraziare il procuratore Gratteri per l’indomito coraggio e la tenace dedizione all’esercizio della giustizia: ai calabresi sta regalando una Calabria nuova, sicura e lontana dal malaffare, dalle deviazioni di ogni tipo e da quella mala gente che, per troppo tempo, l’ha soggiogata e mortificata». 

Udc Calabria certa dell'estraneità di Cesa e Talarico

Il vicesegretario regionale dell’Udc Giuseppe Graziano si è detto sicuro che Cesa e Talarico dimostreranno la loro innocenza. «Confido, insieme a tutto il partito dell'Udc Calabria, nell'attività della Magistratura che certamente chiarirà ogni aspetto della vicenda giudiziaria che vede coinvolto anche il segretario nazionale Lorenzo Cesa: sono certo dimostrerà la sua totale estraneità ai fatti. Sono turbato e mi auguro, altresì, che il segretario regionale del partito Franco Talarico possa provare di essere estraneo alle accuse che gli sono state addebitate».

De Caprio (Fi): «Forte segnale dello Stato»

Il presidente della Commissione regionale antindrangheta Antonio De Caprio (Fi) plaude al lavoro della magistratura e auspica che Talarico possa dimostrare la sua estraneità ai fatti. «L'odierna operazione di polizia coordinata dalla Procura distrettuale di Catanzaro è un nuovo segnale da parte dello Stato della volontà di riappropriarsi di un territorio sottratto con la violenza e il malaffare da parte della criminalità organizzata – dice De Caprio - Auspico che l'assessore Talarico possa presto dimostrare la propria estraneità alle contestazioni che gli vengono mosse. Ad ogni modo la classe politica della nostra regione è bene che faccia tesoro del lavoro della magistratura, sforzandosi sempre di più di stare lontana da ambienti e condizionamenti di tipo mafioso. Soltanto la legalità, adottata come modus vivendi da parte di ognuno, rappresentanti istituzionali in primis, potrà permetterci di avviare il riscatto sociale di cui la Calabria ha disperato bisogno».

«Cesa ha sbagliato a dimettersi»

Secondo Gianfranco Rotondi presidente della fondazione Dc, Cesa ha sbagliato a dimettersi. «Lorenzo Cesa è un galantuomo, lo conosco da decenni e sulla sua onestà metto la mano sul fuoco. Suppongo che la sua iscrizione nel registro degli indagati sia un atto dovuto in quanto segretario che ha presentato le liste Udc in Calabria, al cui interno erano gli arrestati. Capisco le ragioni di stile, ma penso che Lorenzo abbia fatto male a dimettersi da segretario del suo partito: essere indagati, per giunta per circostanze oggettive, non significa perdere credibilità».

La ferma condanna dei Cinquestelle

Ferma condanna ad un certo modo di fare politica arriva, invece, dalle altre forze politiche e dai Cinque Stelle in particolare. Alessando Di Battista è chiaro: «Chi ha condanne sulle spalle e indagini per reati gravi, perché Cesa non è certo indagato per diffamazione, non può essere un interlocutore».

E i parlamentari grillini calabresi non sono da meno. «L’ennesima inchiesta guidata da Nicola Gratteri contro la ’ndrangheta, denominata ‘Basso profilo’, desta scalpore e preoccupazione, restituendo un quadro allarmante nel quale lo scorrere della vita sociale è inquinato da tentacolari infiltrazioni mafiose - affermano in una nota i parlamentari del M5S Anna Laura Orrico, Laura Ferrara, Elisa Scutellà, Alessandro Melicchio, Massimo Misiti, Giuseppe Fabio Auddino, Riccardo Tucci e Paolo Parentela - Un’operazione che coinvolge imprenditori, politici, società civile e che riguarda non solo la Calabria, come avviene sempre più spesso, bensì anche altre zone del Paese, facendo emergere un dato che da tempo è divenuto costante: la piaga della ‘ndrangheta è un problema nazionale e internazionale, e come tale bisogna affrontarlo. 
L’operazione, fra l’altro, cade a pochi giorni dall’inizio del primo maxi processo calabrese della storia contro la ‘ndrangheta. Questo vuol dire che l’offensiva dello Stato è in atto e che la risposta delle istituzioni, con la Direzione Investigativa Antimafia coordinata dalla procura di Catanzaro in prima linea, c’è ed è decisa. Tuttavia – proseguono gli esponenti pentastellati -, affinché tale risposta sia anche decisiva non sono sufficienti magistrati coraggiosi e bravi investigatori, è necessaria anche una ferma volontà politica e una fragorosa riscossa civile».