«Voglio arrivare a proporre Alternativa popolare alla guida di questa nazione, voglio arrivare a proporre davvero i migliori alla guida di questa nazione, voglio arrivare a poter fare il Presidente del Consiglio. Se non io un'altra persona della nostra squadra, non mi fido oggi né del centrodestra né del centrosinistra non perché non abbiano persone in certi casi anche valide, ma perché le persone più valide sono messe indietro io non posso avere un governo monofamiliare e non posso nemmeno avere una svizzera se mi permettete che comanda un partito di sinistra in Italia. Diamoci una svegliata signori, io voglio ritornare alle cose normali, per me non esiste che la politica non vada nel paesello, per me non esiste che noi ci affidiamo agli americani per sapere come salvare la sanità in Italia. Se i politici italiani non sanno fare le cose, io le so fare, e la dimostrazione è la mia vita». Obiettivi per qualcuno irraggiungibili, per altri solo sognati, ma non per Stefano Bandecchi. Il vulcanico leader di Alternativa popolare è da ieri sera in Calabria per un tour elettorale che dopo la tappa di ieri a Vibo lo ha visto sbarcare questa mattina alla guida del suo camper a Reggio Calabria per una passeggiata al mercato di Viale Calabria, in mezzo alla gente, a stringere mani e fare proseliti. 

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«Io sono nato figlio di un camionista povero, senza una lira. Oggi, è vero che sarò indagato dalla finanza, dai pompieri, dalla magistratura, ma sono indagato perché sono imballato di quattrini. Solo per questo motivo. E sono indagato avendo rispettato le leggi italiane, perché a qualcuno gli rode che io ho fatto meglio degli altri il mio lavoro, quindi, siccome l'ho fatto nella vita di tutti i giorni, lo farò anche in politica. E per potermi permettere di guidare il camper il giorno del mio compleanno, che era ieri, e ho guidato per otto ore, prima ho pagato gli stipendi a tutti i miei dipendenti, per quei cinque milioni di euro che servono tutti i mesi, e poi ho guidato in camper, perché per me ieri era una giornata di vacanza».

Una maniera schietta e verace di raccontare il proprio modo di fare politica, spesso criticato e sotto i riflettori dei media che proseguirà da oggi fino a domenica a Tropea e Cosenza.

«Ieri sera – dice il numero uno di Alternativa popolare - sono andato in un paese qua vicino e ho trovato gente che mi ha detto che è la prima volta che arrivava un politico lì. Allora mi sono meravigliato, perché non riesco a capire. La politica ormai è quella chiusa dentro al palazzo è quella di chi ci promette il taglio della benzina, è quella che ci promette la luna e poi non ci dà manco il terriccio. Perché se no si va a camminare dentro i mercati, se non si fanno i piccoli paesi alle 10 di sera quando tutti hanno finito di lavorare e possono venire ad ascoltarti, e vi dirò di più: ci sono oggi molti senatori, molti onorevoli, che non hanno la capacità di analisi che hanno questi signori nel paese, al bar. Ho parlato col medico del paese, con il parroco, ho parlato con le piccole imprese, con le persone che hanno l'azienda agricola in difficoltà, persone che fanno delle analisi che sono oggi superiori alle analisi che noi sentiamo a Montecitorio».

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Bandecchi da parte sua sa bene che la partita per le europee non sarà una passeggiata, ma per lui vale il detto “meglio soli che male accompagnati”. «Noi non abbiamo avuto interlocuzioni con nessuno, primo perché stiamo sulle scatole a tutti e da quando sono entrato in politica sento solo parlare male di me. Sembra che io nella vita ho fatto solo cose brutte. Ho visto che la politica mi odia tutta per intero, nessuno si unirebbe mai a noi, ma vi diro un’altra cosa: io oggi preferisco una sconfitta sana con idee nuove, piuttosto che una vittoria rappezzata. Sono stato cercato da tanti che mi hanno detto vieni con noi, ma qui non si parla di Bandecchi Stefano. Signori io non ho bisogno di far politica e il ragionamento è semplice: Bandecchi oggi dà fastidio alla politica perché Bandecchi anche quando gli leveranno tutto quello che ha in Italia andrà a vivere da un’altra parte, mangerà e berrà e dormirà, e fin quando camperò vivrò sempre meglio di quei quattro politici che non ci hanno capito una mazza». 

Sempre senza peli sulla lingua, si concede il bagno di folla nei mercati, dove racconta di aver trascorso la sua infanzia: «Farò un giro al mercato, trovando i miei simili, quelli che come mia mamma - che saluto che non sta bene - che hanno vissuto una vita andando al mercato per dover scegliere perché dovevano vestire quattro figli e doveva dar da mangiare a tutta la famiglia, con un marito che faceva il camionista e che stava tutta la settimana fuori come fanno i pescatori. Forse nella memoria oggi non c'è, ma questa, signori, è la vita di tutti i giorni, la vita vera».

Il sindaco di Terni non ha potuto evitare una domanda sulle vicende sportive e non della Reggina, soprattutto dopo il ritorno di fiamma di Massimo Ferrero per il marchio amaranto.

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«Io sono interessato all'acquisto del marchio della Reggina che deve essere riaffidato al Comune che se non è evidentemente fuori di testa, come lo è stato a giugno di un anno fa, dovrebbe dare il marchio della Reggina alla squadra che oggi ha la Reggina. Quindi io sono disponibile, e non la faccio lunga: questo marchio costerà 50-60mila euro, se chi attualmente ha la Reggina non lo può acquistare, lo faccio io anche stamattina».