«Sull’evidentissimo fallimento personale e politico che lo ha visto protagonista assoluto, solitario ed esclusivo di quello che sarà ricordato come il più odioso atto di prepotenza, di presunzione e di arroganza demagogica della storia istituzionale della Calabria, il sindaco di Corigliano Rossano adesso sfiora persino il ridicolo». Così in una nota Pasqualina Straface, già candidata a sindaco, consigliera comunale e regionale.
«Da una parte, infatti, continua a non assumersi l’unica responsabilità, gigante e sotto gli occhi di tutti, di avere chiuso le porte in faccia, senza aver mai coinvolto il Consiglio comunale e la città, ad uno dei più grandi investitori privati mai approdati nella Sibaritide. Dall’altra – prosegue – ormai isolato sul piano politico ed istituzionale territoriale, regionale e nazionale, Stasi pensa di dover e poter studiare di notte per inventare e buttare il mattino seguente in pasto ai media, ricostruzioni fumettistiche su quanto accaduto, solo per cercare improbabili difese allo sfacelo prodotto».

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«L’unico motivo della rinuncia di Baker Hughes è stato il ricorso al capo dello Stato»

«Ci viene da ridere per non piangere, a leggere ancora a distanza di settimane dalla rinuncia formale all’investimento comunicata pubblicamente dalla Baker Hughes, le piroette di chi, come Stasi, continua a far finta di non sapere che l’unica motivazione del ritiro della multinazionale statunitense, così come dalla stessa dichiarato sui media per iscritto e senza alcuna necessità di ulteriori interpretazioni, è stata e resta l’inutile, inopportuno ricorso straordinario del Comune di Corigliano-Rossano al Presidente della Repubblica».

«Stasi è ostile all’impresa, al mercato, allo sviluppo»

«E tuttavia, al netto del fantasma Occhiuto che evidentemente non fa dormire sonni tranquilli a Stasi che sogna il presidente della Regione persino impegnato a telefonare la minoranza nel corso dei consigli comunali, almeno su una delle tante aberrazioni sentite in questi giorni voglio ritornare. Mi riferisco alla mancata richiesta di sospensiva nel ricorso al Capo dello Stato, rivendicata dal sindaco anche nella sua replica in assise civica senza mai accorgersi o meglio senza mai ammettere, glielo dobbiamo ripetere, che neppure nella Repubblica della Banane, un investitore decide di continuare nella sua impresa, avendo sulla testa la Spada di Damocle rappresentata da un ricorso».

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«Un colosso da 20,5 miliardi di dollari dovrebbe temere la nuova Zes?»

«Ma ciò che oggi porta dall’errore imperdonabile commesso a danno della Città, del territorio e della Regione al ridicolo è l’ultimissima arrampicata di Stasi sugli specchi, gli ultimi specchi, con un’altra delle sue fantomatiche ricostruzioni: questa volta quella delle Zes e della paventata riduzione di agevolazioni fiscali italiane che avrebbe indotto, sentite sentite, un colosso imprenditoriale da 54.000 dipendenti in tutto il mondo e con di 20,5 miliardi di dollari a ritirarsi per micro-valutazioni economiche dal Porto di Corigliano-Rossano».

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«Qui perdiamo non solo i 200 posti di lavoro base previsti per l’avvio dell’investimento, ma gli stimati 800-1000 posti di lavoro derivanti in tutta l’area e la regione dall’indotto incrementale e progressivo – conclude Pasqualina Straface – che insediamenti come quello della Baker Hughes avrebbero prodotto, come tanti altri casi analoghi confermano; e che a perdere in credibilità come terra capace di attrarre e moltiplicare investimenti straordinari è l’intera Calabria, che grazie a Stasi oggi si presenta nel mondo come area ostile alle imprese, al privato, al lavoro ed alla crescita».