«A noi al momento non risulta ancora nessuna comunicazione. E comunque rimaniamo in attesa degli atti». È quanto dichiara Flavio Stasi dopo aver appreso della firma della convenzione per l’insediamento industriale proposto da Baker Hughes - Nuovo Pignone nel porto di Corigliano di questa mattina. Il sindaco appare sorpreso, anche perché nonostante all’ufficio protocollo del comune non sia giunta alcuna nota ufficiale, vuole vederci chiaro.

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«Aspettiamo di leggere le carte – spiega lapidario e dubbioso il sindaco di Corigliano Rossano a LaC News24 – per capire se l’autorità portuale è riuscita bypassare le prescrizioni sui permessi a costruire con cui avevamo risposto alla conferenza dei servizi. E per farlo avrebbero dovuto modificare il Piano regolatore portuale con una variante che non mi risulta. In porto non si può costruire nulla – sottolinea – perché non c’è uno strumento urbanistico. Possono farlo solo se attivano i poteri speciali previsti in alcuni casi dalla Zes». Nello scalo portuale ionico, com’è ormai noto, la Baker Hughes prevede l’insediamento la produzione di moduli industriali "plug and play" destinati al mercato globale del gas naturale liquefatto, a cui il sindaco sembrava in linea di massima favorevole. Tranne poi chiedere “spiegazioni” di carattere tecnico-amministrative.

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A margine di quell’ultima conferenza dei servizi, l’amministrazione comunale di Corigliano Rossano aveva sottolineato quanto fosse «grave e profondamente penalizzante per la città e l'intero territorio l'assenza di un piano regolatore portuale che, non solo fornisca degli elementi tecnico-amministrativo trasparenti ed oggettivi, ma anche, finalmente, l'indirizzo di sviluppo del nostro porto».

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Da quanto rende noto l’Autorità di Sistema portuale dei Mari Tirreno meridionale e Ionio, però, il presidente Andrea Agostinelli sembra aver attinto proprio ai poteri speciali della Zes per bypassare le prescrizioni sull’autorizzazione a costruire che avrebbe dovuto rilasciare il comune di Corigliano Rossano. Una mossa “politica” non esattamente politically correct che potrebbe incrinare i rapporti di “buon vicinato” tra l’ente portuale e quello locale, soprattutto se l’autorità con sede a Gioia Tauro non dovesse portare a termine le progettazioni previste nel porto come la banchina croceristica, programmata ormai nel Piano operativo portuale già dal 2018.