Non c'è alcun dubbio: l’argomento Baker Hughes è diventato scomodo ed alquanto scottante. Com’è ormai noto da mesi, la multinazionale americana vorrebbe istallare dei capannoni che occupano tre banchine del porto di Corigliano in cui assemblare moduli per la compressione del gas.
Ed allora, un po’ come quando si confrontano carnivori e vegani, ognuno è convito di essere detentore del verbo, della verità assoluta. E così anche nei confronti di un investimento industriale da 60 milioni di euro – con ovvie ricadute occupazionali ma nel cuore del porto – la battaglia sembra essere totale tra i favorevoli ed i contrari, con nel mezzo la stragrande fetta di popolazione assolutamente disinteressata all’argomento.
Ecco quindi che i social si trasformano nell’ormai consueto terreno di scontro in cui si fa a gara a chi “grida” di più ed in cui non mancano gli estremismi, con definizioni tipo “la nuova Ilva”, che dimostra quanto si parli di un’ipotesi di insediamento industriale senza conoscerne l’a-b-c ed – evidentemente – senza essere mai passati da Taranto.

La posizione del Comune di Corigliano Rossano

Da parte sua l’amministrazione comunale ha già illustrato la propria posizione. Non essendo il Comune di Corigliano Rossano direttamente competente sull’area portuale, il sindaco, Flavio Stasi, da tempo sta invitato le parti – l’Autorità di sistema portuale di Gioia Tauro e la multinazionale americana – a considerare di traslocare di qualche centinai di metri, nella zona industriale di Schiavonea.
In contrasto con l’autorizzazione già fornita a Baker Hughes dall’ente marittimo, il comune di Corigliano Rossano si è appellato al Presidente della Repubblica, in quanto la concessione autorizzativa «mina le fondamenta della trasparenza amministrativa per assenza di conferenza dei servizi». E proprio la convocazione di una nuova conferenza di servizi – l’ultima delle quali tenutasi il 23 ottobre scorso – sarebbe potuta servire ad evitare ulteriori incomprensioni tra il municipio coriglianorossanese e autorità portuale, così da offrire, invece, «la possibilità di esprimersi – sostiene Stasi – ed avviare una pianificazione del porto che sia condivisa con l’amministrazione comunale».

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…e quella della politica e dei sindacati

In tutto questo, buona parte delle forze politiche restano silenti, dribblando il dibattito per evitare di subire il dileggio social dall’una o l’altra fazione. Solo i sindacati – Cgil, Cisl e Uil – si sono dichiarati assolutamente favorevoli.  
A rompere schemi e silenzi della politica, però, ci pensano quelli del Movimento Cinque Stelle, ed esattamente il gotha pentastellato calabrese, ovvero il consigliere regionale Davide Tavernise, le deputate Vittoria Baldino, Elisa Scutellà ed Anna Laura Orrico, anche nelle sue vesti di coordinatrice regionale, l’europarlamentare, Pasquale Tridico ed il coordinatore della provincia di Cosenza, Giuseppe Giorno.
Sostanzialmente si dicono favorevoli all’insediamento, a patto, però, che l’Autorità portuale si prodighi velocemente a sviluppare le potenzialità dello scalo marittimo, quindi il turismo con la banchina crocieristica – già prevista nel Piano operativo triennale dell’ente marittimo con una disponibilità di 12 milioni di euro, ma ne servirebbero 22non si intacchi minimamente l’indotto della pesca e si consideri anche lo sviluppo commerciale dello scalo coriglianese.

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M5S: «Ok a Baker Hughes ma si sviluppino le potenzialità del porto»

«È opinione condivisa che il futuro di Corigliano Rossano e dell’intero territorio sia strettamente legato alla sua area portuale. Un’area che già oggi assume grande importanza nell’economia locale ma che ha bisogno di un profondo restyling per confermare quel ruolo primario che tutti immaginiamo. Quale occasione migliore del dibattito in atto per confermare questa visione di sviluppo che, oltre al commercio, deve assecondare la vocazione turistica e industriale che il porto già esprime, per ora solo in potenza. Per questo motivo – spiegano Baldino, Scutellà, Orrico, Tridico, Tavernise e Giorno – si rende necessario un confronto serio e scevro da chiusure aprioristiche, al fine di superare le incomprensioni e iniziare a programmare passo dopo passo questa nuova realtà portuale che non aspetta altro di essere pianificata cercando il giusto equilibrio tra l’ambiente e il territorio e, soprattutto, tra i vari interessi in gioco».
Per i rappresentanti del Movimento Cinque stelle, la questione potrebbe essere riassunta in tre aspetti da considerare.
Primo: «L’investimento da 60 milioni di euro di Baker Hughes avrebbe ricadute occupazionali importanti in un territorio che da sempre ha una insaziabile fame di lavoro e che, con le dovute garanzie, non si può certo pensare di perdere». Secondo: «Il ruolo fondamentale rappresentato dalla nostra marineria che merita il giusto spazio e riconoscimento». Terzo, last but not least, «l’attrattiva turistica che questo territorio può soddisfare e che deve trovare una corretta e razionale collocazione nel nostro porto con la banchina croceristica».
«Appare difficile immaginare un braccio di ferro risolutivo in questo auspicato processo di sviluppo. Serve invece – secondo i plenipotenziari pentastellati – massima collaborazione tra enti ed è giusto che l’amministrazione comunale della terza città della Calabria sia coinvolta dall’Autorità portuale e ottenga tutte le risposte, le informazioni e le garanzie del caso per favorire questo momento di pianificazione che rappresenta anche un momento storico propulsivo per il nostro territorio e la realizzazione di un futuro di benessere per i suoi abitanti». Insomma, vada per l’insediamento industriale senza dimenticare le vocazioni naturali del territorio.

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Baldino: «Il futuro del porto deve essere pianificato»

La deputata eletta nel collegio camerale di Corigliano Rossano, Vittoria Baldino, puntualizza, però, e reputa necessario contemplare – nell’ambito dello sviluppo del porto cittadino – le potenzialità diportistiche e commerciali.
«Nello scalo marittimo di Corigliano Rossano – spiega a LaC News24 la parlamentare – è necessario concentrare tutti gli interessi del territorio. Ben vengano gli investimenti e le potenzialità occupazionali, ma senza sacrificare il porto sull’altare dell’industrializzazione. Ed allora ci si concentri su crocierismo, ma allo stesso tempo sul diportismo e sullo sviluppo commerciale dello scalo». D’altra parte un po’ come accade in tutti i porti del mondo.

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Il tempo stringe

Insomma, il tempo inizia a stringere senza una comunità di intenti. Per il presidente dell'Ads, Agostinelli, va tutto bene anche se Stasi lamenta una mancata - e decennale - programmazione nell'ambito di un piano regolatore portuale moderno mentre gli americani stanno concretamente pensando di trasferire l'idea a Monfalcone
La sensazione è che questo settembre sarà decisivo.