«Oggi è un giorno tristissimo, l’Italia perde un baluardo. Speriamo di andare avanti». È probabilmente racchiuso in questa frase del coordinatore regionale di Forza Italia Giuseppe Mangialavori, tutto il travaglio interno agli azzurri ormai orfani del loro capo carismatico e di una leadership fin qui indiscutibile.

Rispondere alla domanda delle domande – quale sarà il futuro di Forza Italia – è d’altronde un’impresa titanica, non foss’altro che per le fibrillazioni che hanno contraddistinto le ultime settimane. Dalla quasi sfiducia nei confronti di Licia Ronzulli, e dei suoi, alla nomina di tanti nuovi coordinatori regionali, la fase di restyling del partito è stata affidata ad una sorta di quadrumvirato che ha visto in testa la compagna Marta Fascina, calabrese d’origine, insieme a Marina Berlusconi, Antonio Tajani e il redivivo Gianni Letta.

Forse anche per questo Mangialavori - in collegamento da Milano con gli studi di LaC per lo speciale sul funerale di Berlusconi - preferisce usare un profilo basso. «È assolutamente prematuro, non penso sia neanche il momento di parlare ora di futuro. Oggi è un momento di dolore, lo affrontiamo e quello che succederà lo vedremo nei prossimi mesi. Noi dobbiamo cercare di andare avanti portando avanti tutte le idee che ci hanno sempre contraddistinto ancora con più forza. In questo momento non ci sarà fisicamente più il nostro presidente e saremo noi a dover portare avanti le sue idee, le nostre idee».

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Frasi che servono a non sbilanciarsi troppo rispetto alla situazione già in divenire. Anche considerando che la Calabria, con la sua classe dirigente vorrà recitare un ruolo da protagonista forte com’è dei successi elettorali conseguiti dagli azzurri nella nostra regione, distintasi in più tornate per essersi meritata prima con Reggio Calabria e poi con Vibo l’appellativo di “provincia più azzurra d’Italia”.

E che la partita non sia solo locale, ma nazionale, lo fa capire anche Francesco Cannizzaro, vicecapogruppo degli azzurri alla Camera. Per lui, intercettato come Mangialavori nel piazzale antistante il Duomo di Milano, «oggi noi governiamo il paese grazie alla felice intuizione di Silvio Berlusconi che tanti anni fa ha creato il centrodestra. Credo che la coalizione – ha aggiunto - al di là di Forza Italia, debba molto a Berlusconi».

Anche per lui però è «irrispettoso» parlare in questo momento di futuro del partito, pur non rinunciando a sottolineare la peculiarità del rapporto tra Berlusconi e la classe dirigente calabrese. «Era un uomo che amava il sud e lo ha dimostrato con tutte le opere che ha realizzato. Per la Calabria – ha poi sottolineato il deputato reggino – è evidente che aveva un debole particolare anche perché con gli interlocutori calabresi aveva creato un feeling».

Un modo per sottolineare che nel tempo Forza Italia ha imparato a parlare calabrese anche per via dei sentimenti di stima e fiducia che il cavaliere riponeva negli uomini e nelle donne calabresi. E non a caso, Cannizzaro mette in testa il rapporto privilegiato che il leader aveva instaurato con la compianta Jole Santelli: «Poi noi piano piano siamo riusciti a ritagliarci anche dei ruoli in Forza Italia, anche per la strada tracciata da Jole. E Silvio Berlusconi era contento, e immagino lo sia ancora, di come la classe dirigente sua, che lui ha maturato ed allevato, stia dimostrando coi fatti che anche in Calabria si può avere una classe dirigente».

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Una classe dirigente capace di portare avanti un partito a trazione meridionale, se non calabrese, lo si vedrà nell’immediato. Intanto, però, un po' fuori dal coro esce l’assessore regionale all’Agricoltura Gianluca Gallo che ai microfoni di Pasquale Motta non nasconde di temere un futuro per Forza Italia a tinte fosche, in qualche modo rivendicando la forza di quel centro che ha rafforzato la coalizione messa in piedi nel tempo da Silvio Berlusconi, descritto come «un uomo che ha fondato un partito che ha raggiunto vette anche del 35%, che è riuscito a stare sulla breccia fino all’ultimo giorno della sua esistenza e che ha fondato una parte politica che ancora dopo tanti anni governa il paese con il premier Meloni».

Sul futuro, Gallo, appare più realista dei suoi colleghi di partito, soprattutto quando sottolinea che avendo fondato il leaderismo in Italia, con la mancanza della figura di Silvio Berlusconi c’è il rischio che lo stesso partito deflagri. Quello che non può venir meno, per lui, è uno «spazio politico insopprimibile» - «non so se domani ci sarà Forza Italia» ha aggiunto – di chi vuol essere libero di esprimere la propria idea e di rispettare gli altri. «Io credo che questo spazio politico – ha aggiunto - dovrà trovare una interpretazione che non sarà all’altezza di Silvio Berlusconi».

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Uno spazio politico insopprimibile popolato dai moderati, dai riformisti, dai cattolici e dai liberisti, «i quali naturalmente – ha concluso l’assessore regionale - possono trovarsi in un partito che non so se si chiamerà Forza Italia, ma si possono trovare in questo contenitore».