VIDEO | Il segretario regionale del sindacato spiega perché insieme alla Uil ha disertato l'incontro alla Cittadella con il ministro: «Imbarazzante come è stato accolto. Questo è un Paese già diviso, la riforma aumenterebbe ancora di più la distanza con il Nord. Il Sud si mobiliti per opporsi» (ASCOLTA L'AUDIO)
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«La Calabria ha ben altre priorità che non l'autonomia differenziata, una norma che rischia di aumentare i divari tra Nord e Sud». Così il segretario Angelo Sposato spiega l'assenza della Cgil in Cittadella durante la visita del ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli. All'incontro ha preso parte il presidente di Unindustria Calabria Aldo Ferrara e il segretario della Cisl Tonino Russo ma non Cgil e Uil, le organizzazioni sindacali che già lo scorso 12 dicembre erano scese in piazza per contestare il varo della legge di Bilancio. E ieri benché invitate all'incontro hanno fatto mancare la presenza.
Come giudica la visita di Roberto Calderoli in Calabria?
«Credo che le priorità della Calabria siano altre. Riteniamo che questa iniziativa sia stata un errore, soprattutto in un momento in cui si erano concordate alcune questioni che riguardavano la vertenza Calabria di cui mi pare ieri non si sia parlato. Inoltre, il ministro si è dimostrato ingeneroso quando ha legato la nostra assenza a questioni che riguardano i partiti ma che nulla hanno a che vedere con la scelta del sindacato. Ha dimostrato ancora una volta che dovrebbe essere più rispettoso delle decisioni».
Lei così come il segretario della Uil avete scelto di non partecipare all'incontro, perché?
«Noi lo scorso 12 dicembre abbiamo indetto uno sciopero con motivazioni ben precise, tra queste anche la riforma dell'autonomia differenziata che stiamo contrastando come regioni del Sud. Uno dei punti principali della piattaforma di quello sciopero è stato il contrasto a questa forma di autonomia differenziata che divide il paese, che continua ad aumentare i divari tra Nord e Sud, che avoca il dibattito in seno al Consiglio dei Ministri quando, al contrario, andava riportato nell'ambito del dibattito parlamentare. Quindi abbiamo semplicemente confermato quello che abbiamo detto il 12 dicembre. La forzatura che è stata compiuta con la visita del ministro Calderoli riteniamo sia stato un errore politico. Non abbiamo partecipato perché ci aspettavamo dal Governo ben altre priorità per il Mezzogiorno riguardo, ad esempio, ai temi del lavoro, dell'istruzione e della sanità e non su quello dell'autonomia differenziata».
Pensa che la decisione del presidente della Regione di invitare il ministro Calderoli in Calabria sia stata - come molti esponenti del Partito democratico hanno affermato - anche una forma di connivenza con questa riforma?
«Noi riteniamo che sia stata una scelta legittima, il presidente della Regione invita chi vuole. Noi abbiamo ritenuto di non partecipare perché riteniamo che le priorità della Calabria siano altre. È una regione che ha bisogno ancora di recuperare i ritardi storici e sinceramente non abbiamo capito l'enfasi con cui si è stata annunciata questa visita. La Calabria ha bisogno di grandi riforme e noi ce la stiamo mettendo tutta nell'ambito della vertenza Calabria a favorire un percorso di riforme, anzi in alcuni casi le abbiamo proposte noi le riforme per dimostrare quanto il sindacato tiene all'interesse della Calabria. Noi continueremo a dare il nostro contributo, ma abbiamo detto che nel merito e nel metodo non condividevamo questa impostazione. Continueremo ad andare ai tavoli della vertenza Calabria ma continueremo a dire di no quando le cose non ci convincono. E quella si ieri è stata una di quelle. Sulla vertenza Calabria continueremo ad andare avanti ma con un'agenda che abbiamo deciso insieme e che non è sicuramente quello dell'autonomia differenziata. Non è certamente la venuta del ministro Calderoli a favorire una narrazione nuova di una Calabria operosa. Non si può partire da quei temi in questo momento così divisivi. Sull'istruzione, sul lavoro, sulla sanità non ci sono investimenti per il sud e non si può raccontare la storia della perequazione con la spesa storica perché da anni il sud continua ad avere minori entrate rispetto alla spesa storica. Ci hanno lasciati da soli con i fondi europei e non ci sono stati più investimenti pubblici nazionali checché ne dica il ministro Calderoli. E noi non dimentichiamo le parole che ha avuto storicamente verso il sud e verso i meridionali. Noi alcune cose non le possiamo dimenticare».
Il ministro Calderoli ieri ha detto che la riforma non deve spaventare e che rappresenterà una opportunità. Voi siete di parere opposto, cos'è che vi spaventa di più di questa riforma?
«Che si perda l'idea di solidarietà nazionale e che questa sia solo una bandierina per arrivare ad una secessione dolce così come ha sempre teorizzato la Lega lasciando ancora più a sud le regioni del Sud. Ma anche il fatto di avocare a sé gli interventi se dopo 12 mesi non si trovano soluzioni a livello parlamentare e in Conferenza Stato Regioni e il fatto che sia il Consiglio dei Ministri e Calderoli a decidere la perequazione senza determinare il lep e quindi decidendo sulle forme di solidarietà da assegnare alle regioni del sud è una misura caricatevole, inopportuna e credo che continui a danneggiare il paese. Il fatto che il 2 di gennaio venga Calderoli in Calabria a dirci che saranno recuperati i ritardi non ci convince».
Voi siete già scesi in piazza ma quali sono gli strumenti che il sindacato adesso ha in mano per contrastare questa riforma?
«Intanto occorre che si spieghi alle persone che cosa sta accadendo perché c'è confusione e non si conosce bene nemmeno il testo, poi spiegare quali possono essere le conseguenze e creare una grande alleanza del Sud per contrastare una norma che per certi aspetti può diventare anche incostituzionale. Perché se è vero che da una parte ci sono materie che possono essere derogate alle Regioni, ve ne sono altre che esulano dagli interventi che vuole attuare Calderoli. In questo momento il rischio è che si metta in discussione il principio di unità nazionale».
Il presidente della Regione e il ministro hanno convenuto sulla necessità di non approcciarsi in maniera ideologica a questa riforma, lei pensa che invocare una grande alleanza del sud per contrastarla non vada esattamente in quella direzione?
«Calderoli ha voluto rimarcare un approccio ideologico cercando di spingere le ragioni del sindacato in altri campi che noi non accettiamo. In questo momento noi non abbiamo alleanze politiche rispetto a questa vicenda, noi abbiamo posto alcuni temi nella nostra piattaforma dello sciopero della Cgil e Uil invece il ministro ieri ha voluto fare polemica politica tra l'altro connettendo la nostra non presenza a posizioni partitiche che onestamente non siamo riusciti a comprendere. Questo dimostra anche la debolezza del pensiero del ministro Calderoli nel capire quali possono essere le ragioni sociali. È un'allergia storica quella che i leghisti dimostrano verso il confronto con le parti sociali. Piuttosto Calderoli dovrebbe dire da chi si fa rappresentare in Calabria e quali sono le battaglie che la Lega vuole fare per la Calabria e per il Sud all'interno della vertenza Calabria. Anche il fatto che non si vogliano capire le ragioni sociali di due importanti sindacati denota l'arroganza e la presunzione di un ministro che non è mai stato tenero nei confronti dei meridionali e dei calabresi. Ecco, il fatto che gli si stendano tappeti rossi quando viene in visita credo sia un po' esagerato e anche un po' imbarazzante. Però noi rispettiamo le scelte di tutti e continueremo a chiedere conto al Governo nazionale perché la parola mezzogiorno è stata cancellata dalla legge di bilancio del governo Calderoli».