Il responsabile Sud del Partito democratico si mostra ottimista sull'esito del referendum: «Le tante firme raccolte in poco tempo ci fanno ben sperare». E a Occhiuto dice: «Se vuole essere coerente la Regione Calabria presenti ricorso alla Corte costituzionale»
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Marco Sarracino è deputato del Pd nonché membro della direzione nazionale del partito con delega alla coesione territoriale e al Sud. Possiamo dire che è uno dei più feroci oppositori alla legge sull’autonomia differenziata come ha dimostrato il dibattito alla Camera dopo le comunicazioni del ministro Calderoli.
Onorevole, da dove iniziamo.. cosa non le piace di questa autonomia differenziata?
«Tutto o, se preferisce, le dico che non ci convince nulla di questa legge che consideriamo ingiusta, sbagliata e anti storica».
Perché antistorica?
«Perché entra in vigore nel momento in cui l’Europa, attraverso il Pnrr, aveva messo a disposizione del Paese le risorse necessarie per superare i divari territoriali che ancora insistono. Le do solo un dato. Lo Stato oggi spende 13.500 euro per ogni cittadino del Sud, quasi 19.000 per ogni cittadino del Nord. La legge cristallizza queste differenze e quindi è anche ingiusta perché rompe il meccanismo di solidarietà sociale».
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E perché sbagliata?
«Perché non conviene al Paese, non solo al Sud. Visto che mi chiama dalla Calabria facciamo un esempio con uno dei maggiori problemi che ha la sua regione ovvero la sanità. La Calabria ha una migrazione sanitaria altissima, ma questo non è un problema solo per i calabresi, ma anche per le popolazioni del Nord perché così si vanno ad intasare le liste di attesa e quindi anche chi risiede al Nord si vedrà allungare i tempi per vedersi riconosciute alcune prestazioni sanitarie. È una legge poi che non conviene alle imprese. Si immagina il caos che può derivare per un imprenditore avere a che fare con venti politiche energetiche diverse, con venti politiche diverse sul commercio estero. È ingiusta perché non possiamo tollerare che un insegnante del Nord venga pagato più di un collega del Sud. Questo non può portare che ad un impoverimento educativo e un ulteriore spopolamento delle aree interne del Mezzogiorno».
Secondo lei i cittadini hanno capito il pericolo che cela questa legge?
«Più di quanto il centrodestra si aspettasse. La raccolta firme per indire il referendum prosegue a gonfie vele. Abbiamo già raggiunto il quorum necessario e sarà una delle battaglie politiche caratterizzanti non solo del Pd, ma di tutte le opposizioni. A noi si è poi aggiunto un blocco sociale variegato che parte dall’associazionismo cattolico, ai sindacati, ad associazioni di categoria, terzo settore ecc.»
A questo proposito che ne pensa dello scontro fra la Lega e la Cei?
«Molto significativo perché le esternazioni manifestano il nervosismo della Lega. Ad ogni critica ricevuta, Salvini e i suoi rispondono sempre in due modi: o con offese o con il fatto che non si conosce la legge. In realtà la legge la conosciamo benissimo e per questo siamo molto preoccupati».
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Calderoli dice che del referendum non gliene frega niente.
«Bluffa, ovviamente, perché anche lui sa che se perde il referendum questo Governo cade»
C’è chi dice che il referendum è pericoloso anche per le opposizioni. Se non si raggiunge il quorum è il finale di partita…
«Io sono molto fiducioso sul raggiungimento del quorum, ma lo sono con consapevolezza perché le tante firme raccolte in così poco tempo ci fanno ben sperare. Poi vorrei aggiungere un dato: la seconda regione per numero di firme raccolte non è al Sud, ma è la Lombardia. Questo dimostra che contro la legge c’è un blocco sociale trasversale che va oltre il centrosinistra e coinvolge anche tanta gente dell’altro schieramento politico, non solo i cittadini meridionali ma tutti quelli che sono preoccupati per gli effetti di questa legge sul Paese».
L’altra questione centrale è quella dei Lep...
«Anche qui da sempre noi diciamo che i Lep vanno non solo determinati, ma anche garantiti. Calderoli alla Camera ha ammesso di non sapere quanto costa questa operazione e questo la dice lunga; intanto mentre ne discutiamo ci sono le regioni del Nord che già hanno avanzato richiesta di trasferimento di funzioni per le altre materie. Questo è il vero dato che ci preoccupa e visto che siamo in Calabria vorrei dire al presidente della giunta regionale Roberto Occhiuto, che a parole mostra molti dubbi sulla legge, che Forza Italia è fra i complici silenziosi di questa assurda legge. Se Occhiuto vuole essere coerente deve fare due cose: firmare il referendum e far presentare alla sua Regione ricorso alla Corte costituzionale».
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A parte Forza Italia, anche Fratelli d’Italia sembra aver frenato sull’autonomia…
«Be' la Meloni ha capito l’errore, che è dimostrato anche dai dati elettorali. È vero che alle ultime Europee FdI si è confermato primo partito, ma al Sud perde cinque punti rispetto la media nazionale e primo partito è il Pd. Il problema è che questo Governo si sta mostrando anti meridionalista: ha cancellato il reddito di cittadinanza, ha affossato il salario minimo, ha spolpato il fondo perequativo infrastrutturale, saccheggiato i fondi coesione, ha varato l’autonomia differenziata. Il problema della Meloni è che nell’opinione pubblica questo Governo viene riconosciuto per due questioni: il premierato e l’autonomia differenziata. Il primo nessuno sa che fine abbia fatto, quindi nella percezione politica questo è il governo dell’autonomia differenziata».
Se accadrà come ha previsto, ovvero che passa il referendum e il Governo cade, il centrosinistra è pronto alle elezioni o ha trovato cemento solo sulla questione Autonomia differenziata?
«Il centrosinistra si sta organizzando per presentarsi agli elettori come alternativa credibile e unitaria nel Paese. D’altronde le ultime elezioni le abbiamo perse perché non eravamo uniti. Io credo che siano diversi i punti che ci accomunano. Insieme all’autonomia differenziata c’è il salario minimo, la difesa della sanità pubblica, la lotta al precariato. Intorno a questi temi si può e si deve costruire un programma alternativo. Se poi dovessimo vincere alle regionali in Emilia Romagna, Liguria e Umbria sarebbe un segnale politico eloquente».
Intanto siete alle prese con Renzi: chi lo vuole, chi lo avversa…
«Penso che Renzi possa dare un contributo al dibattito nel centrosinistra. Del resto io per primo, da segretario provinciale del Pd a Napoli, ho varato l’alleanza Pd-M5s-Iv che ci ha portato a vincere. Però penso anche che non si debba dimenticare il passato e fare un'operazione verità. Renzi voleva fare del Pd ciò che Macron voleva fare del partito Socialista francese. Non è andata bene a Macron e non è andata bene nemmeno a Renzi…».