Calderoli non vuol sentire più parlare di «Spacca Italia» (ha minacciato querele contro i quotidiani Il Mattino e Il Messaggero).

Ma la sua riforma per l’Autonomia differenziata – il cui testo è già stato trasmesso a Palazzo Chigi – ha comunque diviso l’opinione pubblica nazionale, fatto insorgere – per una volta in modo compatto – le opposizioni e provocato più di un distinguo perfino nel centrodestra di governo. 

Occhiuto e le polemiche 

Nel vortice delle polemiche ci è finito pure il presidente della Calabria Roberto Occhiuto, il quale, pochi giorni fa, ha ospitato in Cittadella il ministro per le Autonomie, in quella che il dem Francesco Boccia ha avuto gioco facile nel definire come la prima tappa del «tour promozionale a favore dell’autonomia leghista»

La location in Cittadella 

La sede della Regione è così diventata – secondo l’interpretazione del Pd calabrese («intollerabile che il governo regionale consenta al ministro di un governo amico di fare propaganda su un tema così importante») – il set di uno «spot» a favore di un ddl tanto caro al Carroccio quanto controverso. Non solo il Pd, anche il M5S e i sindacati, con l’eccezione della Cisl, hanno criticato aspramente una riforma che penalizzerebbe le regioni del Sud a favore di quelle del Nord

I distinguo non mancano neppure nella maggioranza. Fdi e Forza Italia non sono contrari, ma chiedono un restyling del testo: più potere per Regioni e Comuni, livelli essenziali delle prestazioni (lep) garantiti e la contestuale riforma istituzionale in senso presidenzialista.   

La posizione di Occhiuto 

Occhiuto, dal canto suo, è convinto che il Sud e la Calabria debbano accettare la nuova sfida, ma a precise condizioni. L’autonomia potrebbe infatti anche rivelarsi come un’opportunità per alcune regioni del Mezzogiorno. La Calabria, ad esempio, potrebbe mettere a frutto una produzione energetica superiore al proprio fabbisogno. I capisaldi della riforma, nella visione del governatore, dovranno tuttavia essere sempre i lep e il sistema di perequazione. Occhiuto lo ha ribadito a più riprese.

Il punto è che, al momento, nel testo del ministro leghista non ci sarebbe traccia di tutto questo, come rilevato anche dalla deputata calabrese del M5s Anna Laura Orrico: «Anche per Occhiuto si tratta di una “opportunità”, chissà però se ha letto il ddl Calderoli, dove di concreto c'è solo l'autonomia differenziata, mentre i Lep arriveranno con tutta calma e il Fondo perequativo proprio non c'è».

La cabina di regia

Ad attirare le critiche più forti è la cabina di regia, costituita con l’ultima manovra di bilancio, che avrà il compito di determinare i lep e che, nelle intenzioni di Calderoli, dovrebbe essere operativa già dal 15 gennaio. E se per il Pd calabrese questo nuovo organismo permetterà al Governo di sottrarsi al confronto con la Conferenza Stato-Regioni e con il Parlamento («chiaro segno di una accelerazione per arrivare a marce forzate all’autonomia»), per la parlamentare pentastellata Vittoria Baldino, senza lo stanziamento di fondi, i lep «sono e restano lettera morta». Le relative risorse dovranno infatti essere finanziate dalle prossime leggi di bilancio, con i relativi diritti soggetti quindi alla volontà politica del momento.  

Calderoli tira dritto 

Calderoli, intanto, tira dritto e, in un’intervista a La Stampa, spiega la tabella di marcia del Governo: «Prima decidiamo che servizi garantire, poi stabiliamo i co­sti, infine verificheremo se quello che abbiamo destinato a quei servizi sia sufficiente o meno. Spetterà al Parlamento decidere, nel caso, se fare più debito per garantire i Lep».

Il tour – iniziato in Calabria – continua