Così non si può fare. La Corte costituzionale ha depositato ieri le motivazioni della sentenza di ben 109 pagine con la quale ha di fatto bocciato gran parte della legge Calderoli sull’autonomia differenziata.

Scuola, energia e trasporti non si possono trasferire alle Regioni perché sarebbe a rischio l’unità nazionale. Così come i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni, non possono essere decisi per decreto dal Consiglio dei ministri ma devono venire fuori da una attenta valutazione del Parlamento.

I giudici costituzionali hanno dato quindi più di una picconata alla legge. Non solo nella sua parte operativa, ma anche nei principi di fondo. Soprattutto in un passaggio della sentenza che è particolarmente significativo laddove sottolinea che «esiste una sola nazione così come vi è solamente un popolo italiano, senza che siano in alcun modo configurabili dei “popoli regionali». E ancora, scrive l’estensore giudice Giovanni Pitruzzella, «la coesione sociale e l’unità nazionale – che sono tratti caratterizzanti la forma di Stato – subirebbero un indebolimento che può sfociare nella stessa crisi della democrazia». Una vera e propria pietra tombale sull’idea di fondo leghista che sottende l’autonomia.

Ma la Lega non si arrende e minimizza. Soprattutto il governatore del Veneto, Luca Zaia e lo stesso ministro Roberto Calderoli dicono che non è una sconfitta perché la Corte indica solo correzioni, «una sentenza che, mi permetto di dire – ha detto Zaia – sembra quasi un’istruzione per l’uso, e quindi potremmo assolutamente fare anche velocemente».

Ovviamente le posizioni non sono tutte uguali nel centrodestra. Il segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, prende subito le distanze: «Non possono esserci deleghe alle Regioni sul commercio internazionale. L’Italia deve dare un’unica e coerente immagine di sé all’estero e sui mercati internazionali. Avevo esposto la questione con una lettera ufficiale al ministro Calderoli lo scorso settembre. Le mie osservazioni si sono rivelate fondate».

Un altro che aveva avvisato delle lacune della legge è il presidente della Giunta regionale Roberto Occhiuto. Nel Documento di Economia e Finanza 2025/2027 la Giunta regionale della Calabria dedica un capitolo proprio all’autonomia differenziata. L’approvazione è arrivata martedì scorso, quando c’era già stata la bocciatura della Corte e il titolo è significativo: “Autonomia differenziata, un delicato equilibrio da gestire”.

Nel capitolo una serie di enunciati che poco o nulla riguardano la programmazione finanziaria della Regione ma sembrano piuttosto affermazioni di principio.

«La Corte costituzionale, nelle motivazioni depositate sulla bocciatura dell’autonomia differenziata, parla chiaro: ci sono materie, e funzioni, che non possono essere affidate alle Regioni - ha scritto sui social la deputata del M5s, Anna Laura Orrico - Fra queste l’istruzione: sono due anni che nella Commissione di cui faccio parte ed in Aula lo facciamo presente al ministro Valditara come Movimento 5 Stelle Camera. Unico risultato un muro di gomma da chi vuole le gabbie salariali per gli insegnanti ed i finanziamenti per le scuole private. Adesso dovranno fare i conti con la realtà».

Intanto la Cassazione ha unificato i due quesiti per il referendum sull’abrogazione della legge, quello presentato dalle Regioni e quello nato sulla raccolta firme popolare. Nel merito la questione verrà discussa il prossimo 12 dicembre. Il via libera al referendum, vista l’aria che tira, potrebbe essere la pietra tombale sulla riforma.