Alla presentazione del libro dei docenti universitari di economia Vittorio Daniele e Carmelo Petraglia, sui temi dell’autonomia differenziata, Roberto Occhiuto si produce in un intervento lucido e per certi versi anche critico rispetto alla riforma Calderoli, i cui effetti probabilmente non si dispiegheranno mai, o almeno non si dispiegheranno nell’immediato. La legge approvata dalla maggioranza del Parlamento, infatti, dovrà passare dalla tagliola del referendum. E alla luce del numero delle firme depositate in Cassazione dai comitati promotori, ne sono state raccolte oltre un milione e trecento mila in un brevissimo lasso di tempo, non serve la sfera di cristallo per pronosticare, con un certo margine di sicurezza, che la maggioranza degli italiani, con il proprio voto, procederà all’abrogazione della norma, ripristinando il quadro originario rimasto per lo più immutato dal 2001.

La modifica del Titolo V

Da quando cioè l’autonomia differenziata, da taluni ribattezzata regionalismo asimmetrico, è stata introdotta in Costituzione con la riscrittura del titolo V. Lo stesso presidente della Regione non esita a definire la riforma Calderoli «una legge bandiera funzionale alla narrazione di una parte politica», lasciando trasparire un certo scetticismo sulla effettiva entrata in vigore e focalizzando invece l’attenzione su un altro elemento che egli definisce di maggiore importanza per la Calabria ed i calabresi: «Il superamento della spesa storica – dice – vale molto di più dell’autonomia differenziata. Perché è stata proprio l’applicazione del principio della spesa storica a determinare nel tempo il divario tra nord e sud, accentuando le disparità in termini di stanziamento delle risorse. Sono temi questi che ho portato anche all’attenzione del mio partito dove all’inizio mi vedevano come un marziano».

Le materie non soggette ai Lep

«E non è vero che la competenza sulle materie non soggette ai Lep sia di secondaria importanza. Perché queste materie potranno anche non essere vincolate alla determinazione di un certo livello di prestazioni, ma il passaggio delle deleghe produce comunque degli effetti. Per esempio, vorrei capire quale può essere l’impatto sul comparto agricolo calabrese conseguente ad un accordo sulla commercializzazione dei prodotti della terra stretto da una certa regione con un paese comunitario o extracomunitario in ragione dell’esercizio della delega sul commercio estero». Roberto Occhiuto parla davanti ad una nutrita platea di studenti: «L’autonomia differenziata non la temo. Molti vi hanno costruito su una battaglia ideologica senza neppure documentarsi sul testo della legge. Guardate quali effetti ha prodotto la gestione centralistica del comparto sanitario con il potere esercitato a livello nazionale attraverso i commissari, ancora più devastante dei danni causati dalle amministrazioni locali di destra e di sinistra che avevano portato al commissariamento stesso».

Le sofferenze della sanità pubblica

«Vorrei che in tema di sanità si parlasse più di riforme che di risorse. Se la macchina è arrugginita, e lo è in tutto il Paese, è inutile continuare a mettere benzina. Con l’impiego dei medici cubani la Calabria si è concessa un pezzo di autonomia differenziata. Ed anche con la battaglia per il rilascio delle licenze dei noleggi con conducenti, vinta davanti la Corte Costituzionale. Un modo per dimostrare che alla fine è sempre la capacità amministrativa di una classe dirigente a fare la differenza». L’iniziativa è stata ospitata in una delle aule del Dipartimento di Economia, Statistica e Finanza dell’Università della Calabria, coordinata dalla giornalista Donata Marrazzo con il docente Francesco Aiello, alla quale sono intervenuti tra gli altri, i segretari generali della Cgil, Angelo Sposato, e della Uil, Maria Elena Senese.

Il libro di Daniele e Petraglia

Di estremo interesse i contenuti del volume oggetto della presentazione. L’Italia differenziata – Autonomia regionale e divari territoriali il titolo della pubblicazione edita da Rubbettino, che Occhiuto ha definito un «libro onesto» nel quale si parte da una ricostruzione del contesto socio-politico che portò alla riforma costituzionale del 2001, paradossalmente non votata dalla Lega Nord di allora, per giungere poi ad un’analisi degli effetti della riforma Calderoli approvata lo scorso giugno. «I Lep rimangono una questione centrale – ha detto uno degli autori, il professor Vittorio Daniele, nelle conclusioni – È molto importante che vengano definiti e dovrebbero esserlo indipendentemente dall’autonomia differenziata. Già esistono come sappiamo, nei servizi socio-assistenziali. Ma fissare questi parametri non significa che vengano effettivamente garantiti a tutti. C’è poi da fare una valutazione sul criterio con cui stabilire i Lep. Perché un conto è definirli al ribasso, un altro è lavorare per costruire livelli essenziali di prestazioni che siano davvero adeguati alle esigenze dei cittadini».