La campagna del network approda sul palco del Premio Caccuri: «Anche uno splendido borgo come questo può essere travolto dalle disparità introdotte nella riforma. Dobbiamo raccontare ai cittadini le distorsioni di questa legge»
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La campagna di LaC contro l’Autonomia differenziata arriva sul palco del premio Caccuri. Platea importante e dibattito che ripercorre i temi lanciati nell’editoriale che ha inaugurato l’impegno del network. L’editore Domenico Maduli che ha dialogato sul tema con il politico ed economista Stefano Fassina e il direttore responsabile di LaC News24 Alessandro Russo la considera una tappa fondamentale: «Siamo in questo posto bellissimo a parlare di un tema che riteniamo centrale per il futuro del Paese. Riteniamo questa legge un grosso rischio per il Sud, in un'Italia che noi crediamo che debba rimanere unita».
Caccuri rappresenta una vetrina importante anche per sensibilizzare i cittadini sul tema: «È un luogo bellissimo che noi frequentiamo da anni ed è uno di quei posti che rischiano di essere travolti dalle disparità fiscali introdotte dalla riforma. Per non parlare, poi, del divario sociale e di diritti tra Nord e Sud che la legge rischia di cristallizzare».
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Sullo sfondo ci sono tecnicismi, come la mancata quantificazione dei Livelli essenziali di prestazioni, che si traducono nella difficoltà di riequilibrare i servizi base tra cittadini in un Paese spaccato a metà. Temi sui quali si stanno esprimendo sulle nostre testate, ormai da diverse settimane, personalità del mondo della politica e della cultura. L’interesse del tema contribuisce al successo della campagna: «Il network – spiega ancora Maduli – crede fortemente nei valori dell'Italia unita: l'Italia non si può spacchettare, e il Sud appartiene all’Italia. Di più: il Mezzogiorno può trainare l’Italia, non il contrario. Il nostro network è compatto in questa campagna e ha il dovere di parlare ai cittadini con un linguaggio che sia il più semplice possibile».
Certo è che i numeri parlano chiaro: l’editore del network LaC li ha ricordati nell’inaugurare la campagna: «Negli ultimi vent’anni oltre 2,5 milioni di persone hanno lasciato il Mezzogiorno, che al netto dei rientri ha perso 1,1 milioni di residenti, di cui 808mila under 35 (263mila laureati). Al 2080 si stima una perdita di oltre 8 milioni di residenti nel Mezzogiorno».
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Sono le cifre di quello che Svimez ha definito, con un’azzeccata metafora, il «gelo demografico». E poi ci sono «i deficit nella sanità pubblica, innanzitutto. E anche quelli nella dotazione di infrastrutture e servizi scolastici: solo il 21,2% degli allievi della scuola primaria nel Sud frequenta una scuola dotata di una mensa, mentre è il 53,5% al Centro-Nord; solo un allievo su tre (33,8%) frequenta una scuola primaria dotata di palestra nel Sud a fronte di quasi un allievo su due (45,8%) nel Centro-Nord».
Istantanee di un divario che appare incolmabile e potrebbe far apparire la campagna come la rappresentazione di una guerra tra Nord e Sud. Non è questo il senso dell’impegno del network: «La nostra non vuole essere una guerra del Sud contro il Nord e neppure la risposta ad una dichiarazione di guerra del Nord contro il Sud, ma una necessità. Vogliamo ricordare chi siamo e ri-costruire ciò che potremmo essere. Stimolare l’orgoglio del Sud per abbattere i pregiudizi di cui siamo vittime da sempre».